Con gli attivisti e la popolazione di Chiaiano colpevoli di aver difesa la propria terra e la propria salute
E’ veramente preoccupante l’iniziativa repressiva messa in atto dalla Procura della Repubblica contro gli attivisti del Presidio di Lotta contro la discarica di Chiaiano/Marano (Napoli).
A distanza di alcuni anni, dalle violente cariche poliziesche che investirono la popolazione della zona che si opponeva alle politiche di devastazione ambientale di una delle poche aree verdi della metropoli napoletana, vengono pesantemente perseguiti penalmente alcuni giovani con accuse labili e contraddittorie.
Nel corso di questi anni la Magistratura napoletana non ha mai dato ascolto alle denunce e ai dossier di controinformazione prodotti dai cittadini e dai Comitati in cui veniva svelato il perverso intreccio affaristico e speculativo su cui si fonda l’affare/rifiuti nella nostra regione.
Ora – invece – mentre vengono alla luce i guasti e le nefandezze della gestione Bertolaso della Protezione Civile, mentre ancora a Napoli e in Campania si continua nella scellerata politica dell’incenerimento dei rifiuti e delle mega/discariche diventa essenziale difendere ed ampliare tutti gli spazi di agibilità politica e sociale fondati sul protagonismo popolare e sull’autorganizzazione.
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Libertà per gli attivisti sociali!
Basta con la devastazione dei territori!!
La Federazione Regionale della Campania delle Rappresentanze Sindacali di Base
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dal sito del Corriere della Sera, 29 marzo 2010
Inchiesta della Procura della Repubblica per le manifestazioni del maggio 2008
Lotta contro la discarica di Chiaiano: 5 misure cautelari, un arresto
I provvedimenti colpiscono gli attivisti del centro sociale Insurgencia. Il comitato: il dissenso criminalizzato
NAPOLI - Non volevano la discarica, puniti dalla giustizia. Cinque misure cautelari sono state eseguite dagli uomini della Digos della Questura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica per le manifestazioni contro la discarica di Chiaiano del maggio 2008. Uno dei manifestanti è stato posto agli arresti domiciliari mentre per altri quattro è stato disposto l’obbligo di firma. I provvedimenti hanno colpito persone che gravitano, secondo quanto riferiscono fonti di polizia, nell’ambiente dei centri sociali. Tra gli episodi contestati, quello dell’incendio di un pullman.
I REATI: INCENDIO E VIOLENZA - Incendio, violenza o minaccia pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, furto. Sono i reati dei quali sono accusati, in concorso, i cinque manifestanti. L’attività investigativa, riportata nell’ordinanza cautelare, ricostruisce tutte le fasi dei violenti scontri, e gli episodi incendiari e l’esplosione di ordigni che in quel periodo furono realizzati, con la partecipazione anche di frange del tifo organizzato e di pregiudicati, «per impedire l’attivazione dello sversatoio in via Cupa dei Cani, nel quartiere Chiaiano».
INDAGATI GLI ATTIVISTI DI INSURGENCIA - Gli indagati, come riferiscono fonti di polizia, sono attivisti del centro sociale Insurgencia, «già coinvolti in numerose altre indagini e gravati da pregiudizi penali». Delle persone coinvolte, al momento, sono state diffuse solo le iniziali. Il 29enne ora agli arresti domiciliari, P.S., era già stato arrestato il 23 maggio 2008 in relazione ad altri atti compiuti nell’ambito delle stesse manifestazione. E.G., di 26 anni, sottoposto alla misura cautela della presentazione alla polizia giudiziaria, fu invece arrestato all’Aquila dalla locale Digos su delega dell’autorità giudiziaria di Torino nell’ambito di indagini su scontri avvenuti nel capoluogo piemontese in occasioni di manifestazioni precedenti il G8 de L’Aquila. Per quanto riguarda tre dei raggiunti dal provvedimento dell’obbligo di firma, D.B., di 27 anni, I.D.A., di 23 anni, E.G., di 26 anni, oltre lo stesso P.S., i fatti specificamente contestati risalgono al 23 maggio 2008 quando a Marano, nell’ambito della protesta per la preannunciata apertura dello sversatoio, costrinsero - secondo l’accusa - un conducente di un autobus di linea a fermarsi, i passeggeri ad allontanarsi e quindi, messo il veicolo di traverso alla circolazione stradale, lo incendiarono. F.D.V., napoletana di 27 anni (anche per lei obbligo di firma) invece, è ritenuta responsabile, in concorso con altre persone, dell’incendio di un altro autobus della Azienda Napoletana Mobilità, avvenuto il 4 agosto 2008 nel quartiere Chiaiano. Per questo reato, il l7 agosto successivo la Digos sottopose a fermo di indiziato di delitto Massimiliano Ranieri, napoletano, 30enne. Ranieri, sottoposto a giudizio immediato, fu condannato a tre anni di carcere e al risarcimento di tutti i danni. Nella circostanza fu sottoposta a fermo anche la giovane F.D.V. che fu però scarcerata per mancanza di gravi indizi di reità. Il successivo approfondimento investigativo, secondo la polizia, «ha permesso di incrementare significativamente il quadro indiziario a carico della giovane, consentendo di superare il primo giudizio di insufficienza dal gip preposto alla convalida del provvedimento di fermo d’iniziativa e di emettere la misura cautelare eseguita nella giornata odierna».
IL COMITATO: RIVALSA DEI POTERI FORTI - «Ci chiediamo se quest’inchiesta c’entri qualcosa con l’amministrazione della giustizia o non rappresenti piuttosto la rivalsa esemplare dei poteri forti di questa regione e di questo Paese verso la resistenza di una popolazione che ha fatto parlare l’Italia e ha disturbato non poco i grandi speculatori dell’affare rifiuti». Lo dice, in una nota, il comitato in difesa delle cave di Chiaiano e Marano in merito alle misure cautelare disposte dalla Procura di Napoli nei confronti degli attivisti del presidio anti discarica. Nel comunicato si accusa la polizia che, a dire del comitato, «caricò il presidio di cittadini a mani alzate facendo indignare tutta l’Italia mentre il giorno dopo due ragazzi sarebbero addirittura stati scaraventati giù da via Cupa dei Cani rischiando di ammazzarli. Ebbene, mentre nessuno di quei poliziotti e dirigenti è stato mai inquisito per quelle cariche e per la loro violenza gratuita, a due anni di distanza l’inchiesta condotta dal Pm Parducci produce misure cautelari per i dimostranti, con accuse francamente surreali rispetto alla gravità della misura dopo così tanto tempo e al merito effettivo dei fatti contestati: danneggiamenti e interruzione di pubblico servizio».
«LA NOSTRA LOTTA CRIMINALIZZATA» - «Noi - sottolineano i componenti del comitato - non ci stiamo a veder criminalizzata la nostra lotta in difesa della salute e della nostra terra mentre i grandi inquisiti per la sua devastazione (a partire da Guido Bertolaso) girano tranquillamente a piede libero. Già oggi - annunciano - convochiamo un’assemblea al presidio di Chiaiano alle ore 18 per mobilitarci e chiediamo a tutti i cittadini napoletani di difendere con noi la verità e la giustizia».