Commercio über alles, anche sopra la Costituzione e il diritto di manifestare
Grave, gravissima la decisione del Governo di impedire i cortei nei centri città su ordine delle associazioni dei commercianti che lamentano perdite ingenti e paventano un Natale senza shopping. Per il momento il diktat sembrerebbe riguardare i cortei “no green pass” del sabato pomeriggio, ma a nessuno può sfuggire che si apre un'autostrada per estendere il divieto a tutti quanti risultino sgraditi a Draghi, ai suoi ministri e ai loro grandi elettori.
Il pianto dei commercianti, di cui sarebbe istruttivo andare a vedere le dichiarazioni dei redditi, viene utilizzato per giustificare una palese violazione costituzionale già messa in atto dal Prefetto e dal Questore di Roma che, utilizzando i decreti anti-assembramento, stanno già da qualche settimana espellendo le manifestazioni, anche quelle statiche, dalle piazze centrali della città che ospita tutti i palazzi istituzionali, diventati così totalmente off limits.
Un vero e proprio ghigliottinamento della protesta, che verrà confinata ben lontano dai luoghi della decisione politica ed economica. L'articolo 17 della nostra Carta Costituzionale espressamente afferma che le manifestazioni sono libere, che possono essere organizzate previo semplice preavviso alle autorità di pubblica sicurezza, che le può vietare solo per motivi di ordine pubblico. Siamo quindi di fronte ad una palese e reiterata violazione dei principi costituzionali che, evidentemente, di questi tempi non godono di ottima salute.
Tutto ciò accade utilizzando la scusa dei ripetuti cortei dei “no green pass” proprio mentre si mette in campo una legge finanziaria molto pesante, vedi quota 102 per le pensioni sopra ogni altro pur grave provvedimento, mentre il carovita e l’inflazione iniziano a picchiare duro, mentre rientra dalla finestra il progetto di autonomia differenziata e contemporaneamente si vara un decreto concorrenza che privatizza tutto il privatizzabile.
L'uso strumentale degli appuntamenti del sabato dei “no green pass” era nell'aria da tempo, a cominciare dall'indisturbato assalto alla sede della Cgil guidata da noti mazzieri fascisti i cui sodali continuano ad animare molte delle piazze in fermento. Il governo e l'apparato repressivo dello Stato si sono così trovati servita su un piatto d'argento la possibilità di strozzare ancora di più il diritto di manifestare facendo leva sui mal di pancia dei bottegai.
Non c'è nulla di cui rallegrarsi, neanche da parte di chi ritiene indispensabile vaccinarsi e comunque condanna duramente le infiltrazioni fasciste nei cortei, anzi è ora che chi ha voce parli, che chi ha a cuore il diritto democratico a manifestare liberamente il proprio pensiero si pronunci e faccia sentire forte il proprio dissenso. Ne va della libertà democratica e delle libertà collettive, che sono quelle per cui vale sempre la pena scendere in piazza e alzare la voce.
Unione Sindacale di Base
9-11-2021