C'è qualche cosa d'altro di cui parlare oltre ad Olimpiadi e Isis
Siamo ad oltre la metà di questa estate, le giornate cominciano ad accorciarsi ma tra il caldo, l'Isis e le Olimpiadi sembra che in questo paese non si muova nulla e si siano dimenticati i veri problemi della gente comune. Certo le guerre che si stanno acuendo nel Medio Oriente ed in Africa non sono un piccolo problema ma vengono affrontate da stampa e politica essenzialmente rispetto al problema del terrorismo che fino ad ora non ha colpito l'Italia e neanche vengono sfiorati i perché, gli errori e gli orrori che sono alla base di questi fenomeni, le responsabilità dei paesi europei, degli Stati Uniti e della Russia.
Certo i telegiornali danno grande risalto anche al Salvini mascherato da poliziotto, come alle informazioni sulle migliore creme che abbiamo usato per ripararci dal sole e alle diete da mantenere per il prossimo autunno.
Ma quanti sanno veramente di che cosa tratta il Referendum costituzionale che vuole trasformare la nostra carta fondamentale dando più potere al governo e quindi ai partiti, riducendo spazi di rappresentanza e democrazia e che, valutato insieme alla nuova legge elettorale, intende costruire un sistema basato sul partito unico e sull'uomo forte al comando?
Non si conosce neanche la data del referendum e la propaganda di Renzi si ferma alla riduzione dei parlamentari, quasi che questa sia la panacea per risolvere i gravi problemi di questo paese.
L'abbuffata mediatica costruita sulle riforme istituzionali, così fortemente volute anche dai passati governi e da Napolitano, si stanno oggi rivelando per quello che sono: riduzione della democrazia reale e strumento di disinformazione di massa per far passare in secondo piano i sempre più pesanti problemi economici e sociali che investono il Paese.
Quanti sanno che i lavoratori pubblici vivono da anni senza il rinnovo del contratto e ricevono salari ormai equivalenti a quelli dell'anno 2000?
Quanti valutano che cosa significano i dati Istat che descrivono uno stato della povertà in Italia come mai avevamo vissuto negli ultimi 50 anni?
Quanti sanno come si sta iniziando ad applicare il jobs-act che produce precarietà diffusa, bassi salari, ricatto aziendale e neanche un posto di lavoro in più?
Quanti hanno ben compreso che cosa vuol dire la stasi dell'economia con la riduzione del PIL?
La disinformazione di massa avanza e le voci che si alzano per raccontare un'altra verità sono sempre meno. Ma i bisogni della gente comune aumentano, la povertà e la precarietà, nella vita e nel lavoro, sono realtà che non possono nascondersi a lungo, le buste paga e le pensioni non bastano più e i risparmi in banca - per chi li aveva - sono ormai finiti, i figli sono disoccupati e in numero sempre più alto emigrano, non si riesce più ad arrivare in pensione, si scatena in modo sempre più inaccettabile una sporca guerra tra poveri, sapientemente guidata da razzisti e liberisti.
Questa realtà sta per venire alla luce definitivamente e non saranno certo le slide e le battute di Renzi a fermare quel che si rivelerà nei prossimi mesi un fiume in piena.
Ribellarsi è giusto quando prevalgono le ingiustizie. Ribellarsi è necessario e il conflitto sociale dovrà rappresentare il principale obiettivo sindacale del prossimo autunno.
Noi ci saremo con lo Sciopero Generale e la campagna per il NO al Referendum costituzionale.