Caro direttore del Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, la benzina è già sul fuoco ed è ora di decidere da che parte stare

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Nell'editoriale di oggi 30 marzo del tuo giornale ci attribuisci l'intento di soffiare sul fuoco della rivolta, facendo finta di non capire. Quindi siamo qui a spiegarti, una seconda volta, quello che proprio non vuoi sentire. L'alternativa tra reddito e rivolta non è una evocazione dell'USB ma il prodotto della situazione, annunciato dal rapporto secretato del Ministero degli Interni trapelato nei giorni scorsi sulla stampa. Pochi episodi riportati dai media avvenuti in alcuni supermercati sono bastati a far serpeggiare una grande preoccupazione negli ambienti governativi. Da cosa deriva tanto allarme? Dalla consapevolezza che i dati reali sulla povertà nel nostro paese sono macroscopici e te li ricordiamo, casomai li avessi scordati: più di 5 milioni di poveri assoluti (persone che non ce la fanno a tirare avanti), circa 9 milioni di poveri relativi (cioè con un reddito inferiore a ciò che l'ISTAT considera il pacchetto di beni e servizi minimi) e ben 18 milioni a rischio povertà (cioè appena sulla soglia). Non sono i dati dell'USB ma quelli degli ultimi rapporti ISTAT. Ora, se questo era vero in una situazione normale, di quanto sono destinati a crescere questi numeri a fronte dell'emergenza che stiamo vivendo?

Avere contezza di questi dati significa capire che la situazione non consente mezze misure né operazioni di maquillage. Oggi anche Grillo sembra aver colto la drammaticità del momento e rilancia l'ipotesi del reddito di cittadinanza universale, com'era del resto la proposta originaria dei Cinque Stelle. Ed anche la necessità di una patrimoniale che vada a recuperare risorse lì dove si sono indebitamente accumulate in questi anni.

È grave che la richiesta di pane venga stigmatizzata come un'operazione della malavita organizzata: si mettono le mani avanti, classificando chi protesta come un mafioso. Il che somiglia a quanto sta accadendo a noi dell'USB, rei di aver proclamato uno sciopero generale a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini e che la Commissione di garanzia per la legge sullo sciopero ha preannunciato che sanzionerà, perché avremmo messo a rischio proprio la sicurezza. E intanto si moltiplicano i casi di lavoratori, obbligati a recarsi a lavoro, che contraggono il virus perché non debitamente protetti.

I tagli realizzati in questi anni alla sanità pubblica, il blocco delle assunzioni, la chiusura degli ospedali pubblici, la privatizzazione e la regionalizzazione dei servizi: eccoli i veri attentati alla salute pubblica che meriterebbero di essere sanzionati. E sul fronte economico, la precarizzazione di massa, i bassi salari, la proliferazione dei contratti flessibili e atipici che oggi rendono inutile il ricorso agli ammortizzatori sociali per milioni di persone. Ma anche la politica sulla casa, con la liberalizzazione degli affitti e la cinica distruzione del patrimonio di case popolari, ridotto al lumicino. O lo smantellamento del sistema previdenziale, con milioni di pensionati in estrema difficoltà. Tutti fattori di impoverimento di massa, che oggi espongono una larghissima fetta della popolazione agli effetti drammatici dell'emergenza da contagio.

Di fronte a tutto ciò non basta né serve auspicare che “tutti insieme ce la faremo”, perché solo cambiamenti radicali permetteranno a chi è stato lasciato indietro in tutti questi anni di superare questa crisi. Questi cambiamenti incontrano oggi una forte opposizione, dentro e fuori il governo e nell'Unione Europea: e tu, direttore Travaglio, hai scelto da che parte stare?

 

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