Cambiare passo adesso

Nazionale -

La legge di stabilità, come al solito, attacca il lavoro e le fasce più povere della popolazione.

La nozione di attacco ovviamente va intesa in senso largo, e' attacco il procrastinare per altro tempo il rinnovo del contratto di 3.500.000 lavoratori pubblici, e' attacco non prevedere nessuna risorsa vera per il lavoro, la casa, il reddito, ecc., e' attacco il continuo ricorso alle privatizzazioni e allo smantellamento sistematico del welfare.

La litania che viene sempre utilizzata dai vari governi che si sono succeduti nel tempo della crisi e' più o meno sempre uguale come sempre uguali sono le scelte che vengono effettuate.

Da una parte si porta a giustificazione "l'Europa che ce lo chiede" e in questo in verità hanno ragione, visto che siamo un paese senza sovranità ne' economica ne' politica come risultato della scelta di stare dentro questa Unione Europea e dentro questo Euro, dall'altra si fanno scelte "di classe" come quelle di puntare sulle grandi opere invece che sulla soluzione ai problemi della gente, il salario, le pensioni, gli sfratti, il reddito, la precarietà, l'occupazione, ecc.

Ora è venuto il tempo di pretendere un vero cambio di passo.

Lo sciopero generale del 18 ottobre e la grande manifestazione del 19 ottobre hanno messo al centro del loro successo parole d'ordine che rivendicavano anche "grandi opere sociali" al posto della devastazione delle grandi opere in corso, dal TAV, al MUOS, all'EXPO, ecc.

Cioè si è detto chiaramente che bisogna smettere di devastare i territori, di perdere sovranità, di alimentare lo sviluppismo distruttivo ed è invece il momento di avviare una sana retromarcia che non solo faccia cessare i disastri in corso ma sposti le risorse ad essi destinati per riversarle sui veri problemi della gente.

I miliardi stanziati per le grandi opere, assieme ai miliardi dei fondi europei che spesso non vengono utilizzati oppure sono preda del clientelismo e degli appetiti della casta, possono fare la differenza ed essere utilizzati per invertire il ciclo.

Tocca a noi, a chi ha dimostrato volontà di conflitto, a chi si è assunto la responsabilità di organizzare le straordinarie giornate del 18 e 19 ottobre dare continuità a quelle lotte sapendo intrecciare le esigenze di chi si batte per il diritto al lavoro, al reddito, all'abitare con quelle di chi si batte per impedire che i soldi di tutti siano spesi a beneficio di pochi e a discapito del territorio, della sovranità, dei diritti al lavoro.