Bologna, 2 AGOSTO 2008. La piazza si svuota - Con il governo ci rivediamo in autunno
Come ogni anno i delegati e i lavorati di RdB/CUB hanno partecipato alla manifestazione di commemorazione della strage di Bologna ed hanno distribuito un volantino che spiegava le ragioni della presenza ed invitava ad abbandonare la piazza durante l’intervento del rappresentante del Governo.
Così è stato: quando ha preso la parola Rotondi, gli abbiamo girato le spalle; l’abbiamo salutato alzando lo striscione con la scritta rivolta al palco ”CI RIVEDIAMO IN AUTUNNO – SCIOPERO” e ce ne siamo andati dalla piazza; con noi moltissimi cittadini.
Il ministro ha parlato in una piazza praticamente svuotata se si escludono i gonfaloni di rappresentanza istituzionale e quelli della CGIL.
Fin dall’inizio abbiamo detto che non avremmo organizzato i fischi al rappresentante del governo, che del resto, ogni anno, viene contestato spontaneamente dalla piazza ma allo stesso tempo non avremmo fatto finta che sul palco non ci fosse un rappresentante di un governo che ogni giorno sforna una qualche provocazione nei confronti dei lavoratori, dei giovani e dei pensionati.
Non abbiamo fatto finta, nemmeno per un minuto, che questo governo non incarnasse un’idea autoritaria e antidemocratica di società nella quale ai forti e ai potenti è permesso e garantito tutto mentre a pagare devono essere sempre i ceti popolari.
Non abbiamo voluto ascoltare il suo discorso dopo che, anche quest’anno, abbiamo dovuto leggere ed ascoltare i nuovi e i vecchi tentativi di rimettere in discussione le poche certezze giudiziarie sulla strage fascista del 2 agosto, rispolverando depistaggi vari.
Per questo ce ne siamo andati a proseguire il nostro lavoro di costruzione per una larga e permanente mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori, fino allo sciopero generale del 17 ottobre prossimo.
Con il ministro ci rivediamo in autunno; un autunno che sappiamo sarà ancora più caldo della giornata odierna.
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3 agosto 2008 - Gazzetta del Sud
Protesta silenziosa di militanti ma anche di gente comune
La piazza riempita dal corteo si svuota quando parla il ministro
di Federico Del Prete
BOLOGNA - Bologna, ventottesimo anniversario della bomba alla stazione: per la prima volta i cortei diventano due. Il primo è il consueto serpentone che parte dal Comune per raggiungere la stazione dove il 2 agosto 1980 morirono 85 persone nella più sanguinosa strage dell'Italia moderna. Il secondo si crea, spontaneo, quando inizia a parlare Gianfranco Rotondi, il ministro «di riserva» inviato da Berlusconi a sostituire il Guardasigilli a rischio contestazione Angelino Alfano: il piazzale della stazione si svuota quasi per metà. Rotondi si affaccia al microfono e, immancabili, partono fischi e grida. Ma non c'è il frastuono che nel 2005 coprì il discorso di Tremonti e che colpì, in misura minore, l'anno scorso anche il Ds Damiano. A protestare è la stessa manciata di persone, riunita dietro lo striscione nero dell'Assemblea antifascista permanente, che pochi minuti prima aveva preso di mira anche il sindaco Cofferati, venendo però sommersa dagli applausi della folla sui passaggi contro gli «strumentali» tentativi di revisionismo e dalla citazione di Marco Biagi, che conclude l'elenco delle ferite inferte dal terrorismo a Bologna.
Come risposta al governo, invece, questa volta molta gente sceglie di andarsene. In silenzio o quasi. Un «contro corteo» che si forma dietro lo striscione dei sindacati di base Rdb e Cub che rimanda ad un nuovo autunno caldo («Ci vediamo ad ottobre: sciopero generale»). Con loro se ne vanno anche i militanti della Fiom, di Rifondazione comunista e delle associazioni di sinistra, ma anche tantissima gente comune, compreso qualche parente delle vittime, riconoscibile dalle gerbere bianche al taschino.
L'intera metà del piazzale opposta al palco si svuota e ad ascoltare Rotondi rimane circa un migliaio di persone. Chi se ne va probabilmente si aspetta dal ministro parole vuote o promesse che poi non saranno mantenute. Si perde, invece, i riferimenti all'antifascismo e alla resistenza e, soprattutto, la ferma presa di posizione in difesa dei magistrati e delle sentenze da non ribaltare che strappano applausi a chi è rimasto e al presidente dell'Associazione familiari Paolo Bolognesi.
Nel corteo del mattino, aperto dai gonfaloni dei comuni colpiti dalla strage, hanno sfilato circa in tremila, tra cui l'assessore Libero Mancuso, pm dell'inchiesta sulla bomba e al centro del caso diplomatico di con Rotondi, alcuni parlamentari bolognesi del Pd (Antonio La Forgia, Rita Ghedini e Paolo Nerozzi, Sandra Zampa) e tre ex sindaci della città, Walter Vitali, Giorgio Guazzaloca e Renato Zangheri, il primo cittadino di quel 2 agosto.
Quando la coda della manifestazione deve ancora entrare nel piazzale della stazione, Bolognesi sta già ripercorrendo dal palco la storia della tragedia e dell'indagine. Forse ha paura di sforare le 10.25, ora dell'esplosione e del minuto di silenzio, causando così la reazione della piazza per il rito violato e che, quest'anno, invece, avviene con tre minuti di anticipo. A cambiare il copione così è solo la protesta di chi se ne va, lasciando il piazzale semivuoto.
3 agosto 2008 - La Repubblica
L´assessore stringe la mano al ministro, ma resta il gelo col sindaco.
Fini riapre la polemica sulla sentenza
Due agosto, metà piazza se ne va
Cofferati: "Niente dimissioni, certo se Mancuso non avesse corretto..."
Bologna - Pochi fischi, ma una piazza che si svuota per metà. Riesce la provocazione annunciata da Prc ed Rdb, con tanti cittadini che se ne vanno quando prende la parola Gianfranco Rotondi. Il ministro, fischiato da qualche contestatore, strappa però un applauso con un discorso sull´antifascismo. Fa discutere il messaggio del presidente della Camera Gianfranco Fini che invita a «dissolvere le ombre sulla sentenza». E´ gelo tra il sindaco Cofferati e l´assessore Libero Mancuso, dopo la gaffe contro Rotondi. «Dimissioni? No, ma se non avesse chiesto scusa...» dice il primo cittadino.
Due agosto, la piazza si svuota
Rotondi smorza i fischi, Fini riapre lo scontro sulla sentenza Quando prende la parola l´uomo del governo tanti si girano e vanno via
di SILVIA BIGNAMI e ALESSANDRO CORI
Bologna - Pochi fischi, ma una piazza che si svuota per metà. A 28 anni dalla strage della stazione, ieri la protesta non è mancata. Ma è cambiata. Riesce la provocazione annunciata da Rifondazione ed Rdb, che insieme alla Fiom e a molti cittadini hanno voltato le spalle al palco e se ne sono andati quando ha preso la parola il ministro Gianfranco Rotondi. Una protesta silenziosa, che si è mossa mentre l´ex Dc ha conquistato l´altra metà della piazza, con un discorso tutto incentrato sul valore «dell´antifascismo» e contro «le opinioni che vogliono ribaltare le sentenze».
Un discorso in aperta contraddizione con il messaggio inviato (ma non letto sul palco) dal presidente della Camera Gianfranco Fini, che riferendosi alla sentenza che ha condannato Valerio Fioravanti e Francesca Mambro dice: «Ritengo necessario che si dissolvano le zone d´ombra che hanno suscitato perplessità crescenti nell´opinione pubblica intorno all´accertamento della verità sulla strage». Così l´ex leader di An getta una sponda alle rivendicazioni dei parlamentari bolognesi del Pdl come Enzo Raisi, che hanno inviato al Guardasigilli Angelino Alfano un dossier proprio sulle "piste alternative", da quella palestinese a quella legata al terrorista Carlos "Lo Sciacallo". Ma nonostante la polemica scoppiata a Roma, a Bologna si respira aria di pace. Archiviata la "gaffe" dell´assessore Libero Mancuso, che aveva definito il delegato del governo Rotondi una «persona incolore», il ministro fa uno strappo al cerimoniale e sfila in corteo con Sergio Cofferati. Un serpentone di circa 5mila persone. In piazza, il presidente dell´associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi critica l´ex Presidente Francesco Cossiga, «che dovrebbe pensare ai suoi rapporti con la P2», ma soprattutto punta il dito contro Fioravanti e Mambro, «spesso favoriti da un buonismo che confonde vittima e carnefice e trasforma i criminali in eroi romantici». Attacca questo Parlamento, nel quale «non mancano amici dei terroristi». E ricorda un episodio: la sua visita in una scuola di Verona. «Un ragazzo disse che i processi contro i Nar erano una farsa. Poi quello stesso giovane è stato arrestato per aver ucciso a calci e pugni un ragazzo. Proprio come Fioravanti».
Anche Cofferati difende la verità giudiziaria. Pochissimi i fischi per lui, impercettibili dal palco. Le urla e gli insulti si alzano quando è il turno di Rotondi. In realtà si tratta di una quindicina di persone dietro lo striscione dell´Assemblea antifascista permanente. Lui scherza: «Ringrazio dei fischi perché sono i soli a considerarmi ministro». Ma la protesta vera è un´altra e si consuma in silenzio, o quasi. I militanti del Prc e i sindacati Fiom e Rdb-Cub, insieme a tanti altri cittadini, voltano le spalle al ministro e - aperto dallo striscione "Ci vediamo in autunno: sciopero generale" - improvvisano un mini corteo fino in piazza XX Settembre. Dal palco quasi nessuno si accorge dell´esodo. Rotondi accenna alla Resistenza: «Tutte le opinioni sono uguali ed hanno gli stessi diritti, ma l´antifascismo non è una opinione, è una ragione costitutiva della nostra democrazia». Un discorso che mette d´accordo tutti. «L´anno prossimo? - dice alla fine - spero di tornare a Bologna».
Bologna ricorda la strage Fini: restano delle ombre
Parla Rotondi, la gente va via: "Fischi? Allora esisto". Bolognesi: "Fa polemica chi non è si mai fatto male" In corteo migliaia di cittadini
di MICHELE SMARGIASSI
BOLOGNA - «La parola al ministro Gianfranco Rotondi»: e metà piazza si svuota. S´allontanano le bandiere rosse di Rifondazione, quelle delle Rdb, quelle della Fiom, ma girano le spalle anche tanti bolognesi singoli e semplici, tutti insieme, come a un ordine che però nessuno ha dato: semplicemente, per qualche migliaio di persone, la ventottesima manifestazione della rabbia e della memoria della strage del 2 agosto 1980 è finita lì. Un equipaggio della Protezione civile di Imola, ingannato dal deflusso improvviso, smobilita prima del tempo. Solo una ventina di anarco-antagonisti restano affezionati alla tradizione del fischio «a prescindere».
La vista nascosta dai gonfaloni, il ministro e leader della nuova Dc non s´accorge dell´esodo polemico, sente solo i fischi e risponde: «Non mi disturbano, anzi ringrazio: sono gli unici che mi considerano un ministro». Mi fischiate, dunque esisto. È la sua rivincita sull´assessore Libero Mancuso, che lo aveva definito «politico incolore», e lui s´era offeso quasi al punto da non venire, poi ha cambiato idea, e non perché glielo ha imposto Berlusconi. Perché un democristiano sa come ribaltare una pessima situazione in una buona occasione politica.
È sabato come il giorno della bomba. Stazione piena di famiglie con bambini per mano e valige al guinzaglio. Forse per l´esodo in corso, il corteo fa più fatica di altri anni a riempirsi: ma alla fine sono sempre alcune migliaia, la più grande, anzi l´unica manifestazione di massa sulla memoria tormentosa di questo paese. Come sempre, vigilia di polemiche e polemichette: vecchie ombre sulle sentenze di condanna dei neofascisti, fischi minacciati dalla sinistra estrema a chiunque rappresenterà il governo, che hanno convinto il ministro Alfano a defilarsi. Paolo Bolognesi, presidente dei familiari delle vittime, è amareggiato: «Le polemiche le fa chi non si è mai fatto male». Sul palco ci sono bambini: figli e nipoti di chi quel 2 agosto si fece male.
Prima dei fischi di locomotiva che un po´ in anticipo sulle 10.25 intimano il silenzio, Bolognesi al microfono calca la voce e la mano: «Il Parlamento ha legiferato più sulla tutela dei malfattori che sui diritti delle vittime», la bilancia è rovesciata, le vittime restano senza l´ultima verità (i mandanti) mentre i carnefici diventano per i media quasi eroi romantici, quindi modelli pericolosi. Racconta di avere incontrato, una sera a Verona, un ragazzo che difendeva i Nar: «è stato poi arrestato, era uno di quelli che accoltellarono un ragazzo colpevole solo di portare i capelli lunghi». I colpevoli «non pagano», escono dal carcere «dove Francesca Mambro ha trascorso solo due mesi per ogni persona che ha ucciso», dove Giusva Fioravanti doveva scontare «sei ergastoli più 134 anni e 8 mesi» e invece anche per lui «un trattamento di favore, forse per il diritto concesso dall´omertà di Stato». È il sindaco Sergio Cofferati, subito dopo, a difendere «la verità storica e quella giudiziaria» da «tentativi di revisioni strumentali a piccoli vantaggi politici». Viene letto il messaggio del presidente della Repubblica Napolitano; solo citati (misura anti-fischi?) quelli dei presidenti delle Camere: così la piazza ignora che nel testo di Fini c´è una critica proprio a quella verità giudiziaria così faticosamente raggiunta.
Ed ecco che tocca a Rotondi. I fischi sono nel conto, ma meno del solito. Si sono trasformati in boicottaggio collettivo. Gesto altrettanto sprezzante, ma meno attaccabile. Si spacca in due il sindacato: le bandiere Fiom se ne vanno, quelle Cgil restano. Chi rimane, avrà una sorpresa: le tinte accese del «ministro incolore». Che s´è fatto tutto il corteo a piedi, mai capitato. Ha fatto pace scherzando con l´assessore Mancuso, «Io sono di Avellino e lui di Napoli, da noi si bisticcia così, non v´impressionate». E al microfono se la gioca meglio di quasi tutti i predecessori. «Entro in questa piazza in punta di piedi», «metto da parte il discorso che avevo preparato e vi parlo col cuore».
Forse è tutto gran mestiere dicì, ma funziona. Rotondi sceglie i vocaboli con l´abilità di un moroteo: «in una piazza chiunque può avere un´opinione diversa su governi e politiche, ma l´antifascismo non è un´opinione, è una ragione costitutiva della nostra democrazia». Difende le sentenze contro i neofascisti: «se emergono responsabilità nuove saranno illuminate, ma di fronte ai morti non si ribalta la verità»; arriva a un passo dal definire fascista la strage, come sta scritto sulla lapide nella sala d´aspetto che a destra ancora non digeriscono: la bomba «fu il rigurgito di un orrore antico da cui credevamo di essere vaccinati». Va oltre: fu una «bestia» che voleva colpire la città di Dossetti e Andreatta, «la città della sinistra più di governo». Incassa gli applausi dei rimasti, e i complimenti dei politici Pd. Per un ministro di centrodestra, spedito nella piazza più difficile, è davvero un´impresa.
3 agosto 2008 - Resto del Carlino/Nazione/Giorno
Due agosto, metà piazza se ne va
Pochi fischi. Quando tocca a Rotondi la sinistra radicale
di RITA BARTOLOMEI
BOLOGNA — SOLO che, quando prende la parola il ministro, se ne vanno anche gruppi di cittadini, non solo contestatori di professione intruppati sotto le solite bandiere. Come quel pensionato artigiano — «sono uno dei tanti» — che affronta i fischiatori e li schiaffeggia, moralmente: «E’ un’offesa ai morti, lo volete capire? Voi non siete di Bologna, non sapete niente». Ma poi s’incammina e volta le spalle al palco, come tanti, in questo ventottesimo anniversario della strage alla stazione che provocò 85 morti e 200 feriti. «Se n’è andata metà della piazza», valuta più tardi il presidente dell’associazione vittime, Paolo Bolognesi. Per la questura, invece, si è eclissato un terzo dei presenti. Sia come sia, Bolognesi non si scompone: «La contestazione è sempre stata preventiva». E con un «sono dei poveretti», stronca Rifondazione che aveva gioito: «Chi ci pensava avulsi dal sentire comune ha trovato la smentite nella piazza che si è svuotata». Il Prc aveva ampiamente annunciato lo strappo. Come il sindacato di base. Le Rdb s’allontanano srotolando un grande striscione che promette al governo: «Ci rivediamo in autunno». Nel gruppo della Fiom sfila anche il segretario nazionale Gianni Rinaldini. Il grosso dei metalmeccanici aveva già anticipato l’esodo quando era ormai alle conclusioni il sindaco Sergio Cofferati. Contestato, anche lui. TRA I POCHI che restano in piazza a fischiare per tutti gli otto minuti di Rotondi ci sono gli anarchici dell’Assemblea antifascista permanente. Gridano «basta» e intonano «Bella ciao». Ma hanno anche un conto in sospeso con il sindaco della legalità. «Vai sul Reno!», gli gridano, per rinfacciargli gli sgomberi dei rom e le ruspe che hanno abbattutto i villaggi sul fiume. E’ UNA PIAZZA meno affollata ma anche livorosa di sempre, nella città che si prepara al voto, nel 2009. Anche Rotondi, che già si prenota per la prossima volta, lo riconosce. «Ieri sera (venerdì, ndr) ero andato a cena con Buttiglione — confida mentre sta tornando a Roma —. Mi aveva messo in guardia: preparati, non riuscirai neanche a finire il discorso, la piazza è violentissima. Invece sono stato anche applaudito, alla fine. La novità è che abbiamo dato, tutti assieme, un segnale diverso. Mi hanno ripetuto in tanti che stavolta il governo è stato accolto diversamente. Non dico sia stato un successo ma non si può certo titolare sui fischi, come ha fatto qualche tg. La piazza svuotata? L’espressione mi pare un po’ forzata». E’ vero che i fischi sono spenti, isolati, fanno quasi tristezza. Il meccanismo del prendere su e andare via, invece, resiste eccome. E pare una contraddizione, perché la piazza rimane comunque colpita da questo ministro democristiano che punta sulle emozioni e sull’antifascismo. «Bravo e misurato», gli riconosce Libero Mancuso, l’assessore della gaffe, che aveva definito Rotondi «del tutto incolore». Dopo la lettera di scuse, ieri c’è stato il chiarimento. Stretta di mano e battute, «perché tra chi ha l’accento napoletano le cose si chiariscono così», sorride Rotondi. Nel suo intervento, il ministro riesce a convincere anche un ex Prc come Riccardo Malagoli. «L’ho anche applaudito — ammette —. Ma se uno ha quelle idee si deve dimettere. Perché il capo del suo governo aveva la tessera della P2».
Bologna. I CONTESTATORI di professione sono pochi...
Bologna - I CONTESTATORI di professione sono pochi, ad esempio gli anarchici raccolti attorno allo striscione dell’Assemblea antifascista permanente. Un certo nervosismo anche in zona Pdci, Fiom e Rdb. Qua e là fischi isolati. Il dissenso colpisce Sergio Cofferati — i metalmeccanici se ne vanno quando ormai il sindaco è in fondo ai suoi tredici minuti — ma soprattutto il ministro Gianfranco Rotondi. Chi sta in mezzo alla folla vede chiaramente l’esodo. «Se ne è andata metà della piazza», è la stima dal palco di Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione vittime. «Un terzo», è convinta la Questura. «Un terzo scarso», sfuma la Prefettura. Se ne va anche il pensionato che ha appena preso a male parole i contestatori. «E’ un’offesa ai morti, lo capisci? Non venire a Bologna, tu non sei di Bologna, non sai niente», grida in faccia a una manifestante. Lei non ci sta: «Ho sessant’anni, ero qui e ho donato il sangue, quel giorno». Lui ripete: «Tu non sai niente di Bologna». E s’allontana. «Chi sono? Uno dei tanti — non è molto eloquente —. Facevo l’artigiano. Ho solo voluto dire che c’è un modo più civile di contestare». Eppure la piazza dimostra di cogliere la novità del discorso di Rotondi, apprezzato non solo dalle autorità sul palco. C’è chi, dopo la cerimonia, ferma per strada l’assessore Libero Mancuso — autore della gaffe istituzionale — e gli suggerisce, sorridendo: «Non dirgli ‘incolore’ che poi si ringalluzzisce». Poi però riconosce: «E’ stato il primo ministro a dire qualcosina...». Bolognesi scioglie l’apparente contraddizione così: «La contestazione è sempre stata preventiva». E giudica «poveretti» quelli di Rifondazione, che già cantavano vittoria dicendo: la gente è con noi. I contestatori a un certo punto intonano ‘Bella ciao’. C’è chi grida «basta», «m...», anche un «vai sul Reno», rivolto a Cofferati «perché quel che ha detto sulle famiglie delle vittime è successo là, quando ha mandato le ruspe». «Ci rivediamo in autunno, sciopero», annuncia lo striscione delle Rdb, mentre lascia la piazza. «Ce ne siamo andati a proseguire il nostro lavoro di costruzione per una larga e permanente mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori», spiega un volantino. Però il coordinatore Massimo Betti la prende con calma: «Intanto ci facciamo un aperitivo...».(ri.ba.)
3 agosto 2008 - L'Unione Sarda
Fischi, polemiche e due cortei per il 28° anniversario della strage
Bologna, una piazza divisa
BOLOGNA - Bologna, ventottesimo anniversario della bomba alla stazione: per la prima volta i cortei diventano due. Il primo è il consueto serpentone che parte dal Comune per raggiungere la piazza dove il 2 agosto 1980 morirono 85 persone nella più sanguinosa strage dell'Italia moderna. Il secondo si crea, spontaneo, quando inizia a parlare Gianfranco Rotondi, il ministro «di riserva» inviato da Berlusconi a sostituire il guardasigilli a rischio contestazione Angelino Alfano: il piazzale della stazione si svuota quasi per metà e tra chi se ne va c'è anche moltissima gente comune.
Rotondi si affaccia al microfono e, immancabili, partono fischi e grida. Ma non c'è il frastuono che nel 2005 coprì il discorso di Tremonti e che colpì, in misura minore, l'anno scorso anche il Ds Damiano. A protestare è la stessa manciata di persone, riunita dietro lo striscione nero dell'Assemblea antifascista permanente, che pochi minuti prima aveva preso di mira anche il sindaco Cofferati, venendo però sommersa dagli applausi della folla sui passaggi contro gli «strumentali» tentativi di revisionismo e dalla citazione di Marco Biagi, che conclude l'elenco delle ferite inferte dal terrorismo a Bologna.
Come risposta al Governo, invece, questa volta molta gente sceglie di andarsene. In silenzio o quasi. Un contro-corteo che si forma dietro lo striscione dei sindacati di base Rdb e Cub che rimanda ad un nuovo autunno caldo («Ci vediamo ad ottobre: sciopero generale»). Con loro se ne vanno anche i militanti della Fiom, di Rifondazione comunista e delle associazioni di sinistra, ma anche tantissima gente comune, compreso qualche parente delle vittime, riconoscibile dalle gerbere bianche al taschino.
L'intera metà del piazzale opposta al palco si svuota e ad ascoltare Rotondi rimane circa un migliaio di persone. Chi se ne va probabilmente si aspetta dal ministro parole vuote o promesse che poi non saranno mantenute. Si perde, invece, la ferma presa di posizione in difesa dei magistrati e delle sentenze da non ribaltare che strappano applausi a chi è rimasto e al presidente dell'Associazione familiari Paolo Bolognesi.
Nel corteo del mattino, aperto dai gonfaloni dei comuni colpiti dalla strage, hanno sfilato circa in tremila, tra cui l'assessore Libero Mancuso, pm dell'inchiesta sulla bomba e al centro del caso diplomatico di ieri con Rotondi, alcuni parlamentari bolognesi del Pd e tre ex sindaci della città, Walter Vitali, Giorgio Guazzaloca e Renato Zangheri, il primo cittadino di quel 2 agosto.
3 agosto 2008 - Liberazione
In migliaia al corteo. I familiari: «Via dalle istituzioni chi insabbia la verità sui mandanti»
Bologna non dimentica la strage
Fischi e spalle voltate a Rotondi
di Benedetta Aledda
Bologna - Ieri mattina in piazza Medaglie d'oro i fischi sparuti che avevano punteggiato l'intervento del sindaco Cofferati si sono intensificati quando il ministro Rotondi si è accostato al microfono, sul palco davanti alla stazione. «Non mi disturbano, sono i soli che mi considerano ministro», ha commentato il rappresentante del governo durante la contestazione, riferendosi ironicamente alla definizione di figura «incolore» che di lui aveva dato l'assessore ed ex magistrato Mancuso. Fatta la pace con la giunta Cofferati, Rotondi si è presentato a Bologna al posto del guardasigilli Alfano, forse troppo pressato da alcuni parlamentari della stessa maggioranza, insoddisfatti della verità giudiziaria sulla strage di 28 anni fa. Mentre il ministro per l'Attuazione del programma parlava a braccio in mezzo ai fischi partiti dal fondo, la piazza si è svuotata a metà (di un terzo, secondo la questura). In molti hanno dato le spalle al palco e chi aveva gli striscioni ha voltato anche quelli, formando quasi un contro-corteo che è tornato verso il viale da cui era arrivata la manifestazione di alcune migliaia di persone, partite alle 9.15 dal centro dietro allo striscione storico "Bologna non dimentica". Nel corteo, aperto da centinaia di gonfaloni di comuni, province e regioni, c'erano come sempre le bandiere dei sindacati, quelle dell'Anpi e molte maglie dei podisti che tutto l'anno fanno le staffette della memoria per tenere vivo nel paese il ricordo della bomba fascista alla stazione.
Mentre Rotondi parlava, se ne sono andati, come avevano annunciato, i militanti del Prc, che poi, in una nota ("Rifondazione e la piazza una cosa sola"), hanno rivendicato un sentire comune con la città che «ha dimostrato che la solidarietà istituzionale e le sole parole non bastano più» a chiudere la ferita ancora aperta. Se ne sono andate le RdB, salutando il rappresentante del governo con la scritta "Ci rivediamo in autunno. Sciopero generale". Via i comunisti italiani e lo striscione "La strage è di stato" del Partito comunista dei lavoratori che fino a quel momento si trovava a pochi metri dal palco. Via molti cittadini (fra loro anche qualcuno con la gerbera bianca che portano i familiari delle vittime) che a sentire il discorso di un ministro di Berlusconi proprio non ci stanno. I fischi dell'Assemblea antifascista permanente, echeggiati da altre parti della piazza, hanno invece accompagnato tutto l'intervento di Rotondi.
Il discorso del ministro è piaciuto al presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi e ha ricevuto qualche applauso da chi stava sotto al palco. Se chi è andato via fosse rimasto, «come noi avrebbe potuto dire che è stato bravo», sostiene Bolognesi e se la prende in particolare con Rifondazione: «Se il Prc oggi dice che per loro questa è una vittoria, vuol proprio dire che sono dei "poveretti", non hanno capito niente, farebbero meglio a cambiare mestiere». Bolognesi ha apprezzato che Rotondi abbia difeso la verità giudiziaria della strage, ciclicamente messa in dubbio. Nel suo discorso il presidente dell'Associazione si è soffermato sui condannati: Ciavardini, «l'unico in carcere»; Mambro, che ha avuto la pena sospesa per una «maternità che dura ormai da 7 anni»; e Fioravanti, in libertà condizionale, ma secondo Bolognesi, c'è il rischio che fra 2 anni diventi parlamentare «come è già accaduto per altri terroristi, rossi o neri non importa».
L'Associazione continua il suo lavoro di testimonianza e di ricerca della verità anche sui mandanti delle 14 stragi italiane del dopoguerra. Ora c'è uno strumento in più per farlo, la legge 124 del 2007 (che in parte recepisce la proposta di legge per l'abolizione del segreto di stato avanzata dalle associazioni nel 1984), ma va applicata in pieno.
«Nessuno terrà chiusi gli armadi della vergogna», ha garantito Rotondi in un passaggio applaudito del suo discorso precisando, però, che ci si deve attenere alle «risultanze della magistratura». Il ministro si è augurato di tornare l'anno prossimo a Bologna e si è impegnato per conto del governo a rispondere alle richieste dei familiari delle vittime sulla piena abolizione del segreto di stato e per risarcimenti effettivi.
Per i familiari, però, è giunto il tempo «per un giudizio anche politico sullo stragismo» che porti all'«allontanamento dalle istituzioni di chi lo ha favorito anche solo con la sua colpevole inerzia». Un dito puntato contro chi ha contribuito a tenere nascosti i mandanti del 2 agosto e di tutte le altre stragi italiane.
3 agosto 2008 - La Provincia di Cremona
Meno fischi, ma quando parla Rotondi molta gente se ne va
BOLOGNA — Bologna, ventottesimo anniversario della bomba alla stazione che fece 85 morti e duecento feriti: per la prima volta i cortei diventano due. Il primo è il consueto serpentone che parte dal Comune per raggiungere la piazza dove il 2 agosto 1980 morirono 85 persone nella più sanguinosa strage dell'Italia moderna. Il secondo si crea, spontaneo, quando inizia a parlare Gianfranco Rotondi, il ministro ‘di riserva’ inviato da Berlusconi a sostituire il Guardasigilli a rischio contestazione Angelino Alfano: il piazzale della stazione si svuota quasi per metà e tra chi se ne va c'è anche moltissima gente comune. Rotondi si affaccia al microfono e, immancabili, partono fischi e grida. Ma non c'è il frastuono che nel 2005 coprì il discorso di Tremonti e che colpì, in misura minore, l'anno scorso anche il Ds Damiano. A protestare è la stessa manciata di persone, riunita dietro lo striscione nero dell'Assemblea antifascista permanente, che pochi minuti prima aveva preso di mira anche il sindaco Cofferati, venendo però sommersa dagli applausi della folla sui passaggi contro gli «strumentali» tentativi di revisionismo e dalla citazione di Marco Biagi, che conclude l'elenco delle ferite inferte dal terrorismo a Bologna. Come risposta al Governo, invece, questa volta molta gente sceglie di andarsene. In silenzio o quasi. Un ‘contro-corteo’ che si forma dietro lo striscione dei sindacati di base Rdb e Cub che rimanda ad un nuovo autunno caldo (‘Ci vediamo ad ottobre: sciopero generale’). Con loro se ne vanno anche i militanti della Fiom, di Rifondazione Comunista e delle associazioni di sinistra, ma anche tantissima gente comune, compreso qualche parente delle vittime, riconoscibile dalle gerbere bianche al taschino. L'intera metà del piazzale opposta al palco si svuota e ad ascoltare Rotondi rimane circa un migliaio di persone. Chi se ne va probabilmente si aspetta dal ministro parole vuote o promesse che poi non saranno mantenute. Si perde, invece, i riferimenti all'antifascismo e alla resistenza e, soprattutto, la ferma presa di posizione in difesa dei magistrati e delle sentenze da non ribaltare che strappano applausi a chi è rimasto e al presidente dell'Associazione familiari Paolo Bolognesi. Nel corteo del mattino, aperto dai gonfaloni dei comuni colpiti dalla strage, hanno sfilato circa in tremila, tra cui l'assessore Libero Mancuso, pm dell'inchiesta sulla bomba e al centro del caso diplomatico di venerdì con Rotondi (ieri tra i due la pace con una stretta di mano), alcuni parlamentari bolognesi del Pd e tre ex sindaci della città, Walter Vitali, Giorgio Guazzaloca e Renato Zangheri, il primo cittadino di quel 2 agosto. Sentito il messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inviato al presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, Paolo Bolognesi: «Occorre coltivare un dovere della memoria che si traduca in una rinnovata ampia assunzione di responsabilità per la difesa dei valori di democrazia, libertà e giustizia come fondamento del nostro patto costituzionale e garanzia irrinunciabile di crescita politica, culturale e sociale anche per le nuove generazioni».
3 agosto 2008 - Corriere di Bologna
Parla Rotondi, mezza piazza se ne va
Cofferati: strumentale discutere la sentenza. Fini: ci sono ancora ombre e perplessità
di Benedetta Boldrin Amelia Esposito
Bologna - La sirena suona in anticipo Mini contestazione anche per il primo cittadino Loreti (Prc): nostra vittoria I famigliari: cambi mestiere
Il caldo torrido è quello di sempre. Ma la piazza, in questo 2 agosto, è diversa. È una piazza da cui partono pochi fischi. Una piazza che non sbraita, non offende, ma volta le spalle al ministro di turno e se ne va. Si svuota a metà quando sul palco davanti alla stazione prende la parola Gianfranco Rotondi, inviato a Bologna da Silvio Berlusconi a supplire il più discusso collega Guardasigilli Antonino Alfano.
Contestazione — Ore 10.45: il fischio del treno che ricorda la bomba che il 2 agosto 1980 uccise 85 persone e ne ferì 200 è già risuonato tre volte e, unica variazione al copione, con tre minuti di anticipo; il presidente dell'associazione familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, ha fatto il suo, applauditissimo, discorso; ha parlato anche il sindaco Sergio Cofferati, cui la piazza ha riservato molti applausi, pochissimi fischi e qualche isolato insulto. Tocca a Rotondi. I contestatori aspettano questo momento. Prc, Comunisti italiani, Rdb-Cub, Circolo anarchico Berneri, Fiom e altri, pronti a dare le spalle al palco e a prendere in massa la via del ritorno verso casa. Quelli dell'Assemblea antifascista permanente (un cartello che unisce persone, molte anarchiche, provenienti da realtà come l'XM24 e l'Iqbal Masih) pronti a dar fiato ai fischietti. Resteranno solo loro, una ventina in tutto, dietro lo striscione nero che srotolano a ogni manifestazione («Contro ogni fascismo», recita) a fischiare il ministro. A dargli del «fascista» mentre lui parla di «repubblica fondata sulla Resistenza» e di «antifascismo come valore della nostra democrazia». Gli altri, come avevano annunciato, se ne vanno. E in molti li seguono. Un corteo spontaneo si forma dietro lo striscione delle Rdb (che dà appuntamento allo sciopero generale indetto per ottobre) e imbocca via Indipendenza: tra le bandiere rosse, i sindacalisti e i militanti politici, tanta gente comune. E qualche familiare delle vittime: si riconosce dalla gerbera bianca appuntata al petto.
Verità giudiziaria — Quando lasciano la piazza i contestatori organizzati e non certamente non immaginano che il ministro democristiano del governo Berlusconi stia per parlare di antifascismo e di rispetto della verità stabilita dalla giustizia. Non è il solo a farlo. L'invito ad accettare le sentenze è il filo conduttore di tutti gli interventi. Da quello di Bolognesi — «tra due anni il più efferato criminale della storia italiana moderna (Valerio Fioravanti, ndr) potrà essere deputato, siamo l'unico paese democratico con terroristi eletti in Parlamento », ammonisce — a quello di Cofferati. Proporre altre piste è «strumentale — dice il sindaco — a piegare alla politica contingente la discussione su quel che è stato, i risultati cui i magistrati sono arrivati con la loro faticosa attività».
Sulla questione interviene da Roma anche il presidente della Camera Gianfranco Fini: «Ritengo necessario che, dopo tanti anni, si dissolvano le zone d'ombra che hanno suscitato perplessità crescenti nell'opinione pubblica intorno all'accertamento della verità sulla strage. Sarebbe un servizio prezioso reso alla democrazia del nostro Paese».
La gente — Mancano cinque minuti alle undici quando anche l'altra metà della piazza, quella che ha voluto ascoltare Rotondi, va via. La cerimonia è finita. I nonni dell'Anpi, che come sempre hanno resistito sotto un sole cocente, arrotolano le loro bandiere. I gonfaloni si abbassano.Si disperde la gente comune, un po' meno degli altri anni. Tra la folla che batte la ritirata ci sono anche tre ex sindaci di Bologna: Renato Zangheri, il sindaco del 2 agosto '80, Walter Vitali e Giorgio Guazzaloca. E ci sono, oltre ai politici, anche il questore Luigi Merolla e il prefetto Angelo Tranfaglia. Entrambi soddisfatti per come è andata. «C'è stata unità istituzionale nel commemorare questa giornata e nel sottolineare la lotta a ogni forma di terrorismo », osserva Tranfaglia. E se Merolla parla di «piazza svuotata per un terzo» e, come Cofferati, di «protesta che non ha inciso sulla cerimonia», il segretario provinciale del Prc Tiziano Loreti, uno dei promotori della «ritirata» contro il ministro, bolla come successo politico la loro iniziativa: «Chi pensava che il Prc fosse avulso dal sentire comune ha trovato la smentita nella piazza che si è svuotata ». Non tutti la pensano così. A partire da Bolognesi, che a Loreti manda a dire: «Se dicono che per loro questa è una vittoria, vuol dire che sono dei poveretti, farebbero meglio a cambiare mestiere».
3 agosto 2008 - Corriere Adriatico
Napolitano: "Coltivare il dovere della memoria"Berlusconi: "Tenere la guardia alta contro il terrorismo". Polemiche infinite alle celebrazioni per l’anniversario della strage alla stazione
Bologna, fischi a Cofferati e Rotondi
di FEDERICO DEL PRETE
BOLOGNA - Bologna, ventottesimo anniversario della bomba alla stazione: per la prima volta i cortei diventano due. Il primo è il consueto serpentone che parte dal Comune per raggiungere la piazza dove il 2 agosto 1980 morirono 85 persone nella più sanguinosa strage dell’Italia moderna. Il secondo si crea, spontaneo, quando inizia a parlare Gianfranco Rotondi, il ministro "di riserva" inviato da Berlusconi a sostituire il guardasigilli a rischio contestazione Angelino Alfano: il piazzale della stazione si svuota quasi per metà e tra chi se ne va c'è anche moltissima gente comune. Rotondi si affaccia al microfono e, immancabili, partono fischi e grida. Ma non c'è il frastuono che nel 2005 coprì il discorso di Tremonti e che colpì, in misura minore, l’anno scorso anche il Ds Damiano. A protestare è la stessa manciata di persone, riunita dietro lo striscione nero dell’Assemblea antifascista permanente, che pochi minuti prima aveva preso di mira anche il sindaco Cofferati, venendo però sommersa dagli applausi della folla sui passaggi contro gli "strumentali" tentativi di revisionismo e dalla citazione di Marco Biagi, che conclude l’elenco delle ferite inferte dal terrorismo a Bologna. Come risposta al Governo, invece, questa volta molta gente sceglie di andarsene. In silenzio o quasi. Un contro-corteo che si forma dietro lo striscione dei sindacati di base Rdb e Cub che rimanda ad un nuovo autunno caldo (Ci vediamo ad ottobre: sciopero generale).
Con loro se ne vanno anche i militanti della Fiom, di Rifondazione Comunista e delle associazioni di sinistra, ma anche tantissima gente comune, compreso qualche parente delle vittime, riconoscibile dalle gerbere bianche al taschino. L’intera metà del piazzale opposta al palco si svuota e ad ascoltare Rotondi rimane circa un migliaio di persone. Chi se ne va probabilmente si aspetta dal ministro parole vuote o promesse che poi non saranno mantenute. Si perde, invece, i riferimenti all’antifascismo e alla resistenza e, soprattutto, la ferma presa di posizione in difesa dei magistrati e delle sentenze da non ribaltare che strappano applausi a chi è rimasto e al presidente dell’Associazione familiari Paolo Bolognesi.
Nel corteo del mattino, aperto dai gonfaloni dei comuni colpiti dalla strage, hanno sfilato circa in tremila, tra cui l'assessore Libero Mancuso, pm dell’inchiesta sulla bomba e al centro del caso diplomatico di ieri con Rotondi, alcuni parlamentari bolognesi del Pd (Antonio La Forgia, Rita Ghedini e Paolo Nerozzi, Sandra Zampa) e tre ex sindaci della città, Walter Vitali, Giorgio Guazzaloca e Renato Zangheri, il primo cittadino di quel 2 agosto.
Anche per la cerimonia del 28/o anniversario sono stati tanti i messaggi arrivati al sindaco Cofferati. Il presidente della Repubblica Napolitano ha insistito sulla necessità di "coltivare il dovere della memoria" per "la difesa dei valori di libertà, democrazia e giustizia". Il presidente del consiglio Berlusconi ha invitato a "tenere la guardia alta contro il terrorismo". Nella piazza durante la cerimonia è stato letto il solo messaggio di Napolitano, salutato dall’applauso della gente. Gli altri sono stati solo citati, fra cui quelli di Fini e Schifani, forse per il timore che qualcuno fischiasse.
3 agosto 2008 - Il Secolo XIX
Strage di Bologna contestato il ministro
BOLOGNA - Bologna, ventottesimo anniversario della bomba alla stazione: per la prima volta i cortei diventano due. Il primo è il consueto serpentone che parte dal Comune per raggiungere la piazza dove il 2 agosto 1980 morirono 85 persone nella più sanguinosa strage dell'Italia moderna. Il secondo si crea, spontaneo, quando inizia a parlare Gianfranco Rotondi, il ministro "di riserva" inviato da Berlusconi a sostituire il guardasigilli a rischio contestazione Angelino Alfano: il piazzale della stazione si svuota quasi per metà e tra chi se ne va c'è anche moltissima gente comune.
Rotondi si affaccia al microfono e, immancabili, partono fischi e grida. Ma non c'è il frastuono che nel 2005 coprì il discorso di Tremonti e che colpì, in misura minore, l'anno scorso anche il Ds Damiano. A protestare è la stessa manciata di persone, riunita dietro lo striscione nero dell'Assemblea antifascista permanente, che pochi minuti prima aveva preso di mira anche il sindaco Cofferati, venendo però sommersa dagli applausi della folla sui passaggi contro gli «strumentali» tentativi di revisionismo e dalla citazione di Marco Biagi, che conclude l'elenco delle ferite inferte dal terrorismo a Bologna.
Come risposta al Governo, invece, questa volta molta gente sceglie di andarsene. In silenzio o quasi. Un "contro-corteo" che si forma dietro lo striscione dei sindacati di base Rdb e Cub che rimanda ad un nuovo autunno caldo ("Ci vediamo ad ottobre: sciopero generale"). Con loro se ne vanno anche i militanti della Fiom, di Rifondazione Comunista e delle associazioni di sinistra, ma anche tantissima gente comune, compreso qualche parente delle vittime, riconoscibile dalle gerbere bianche al taschino.
L'intera metà del piazzale opposta al palco si svuota e ad ascoltare Rotondi rimane circa un migliaio di persone. Chi se ne va probabilmente si aspetta dal ministro parole vuote o promesse che poi non saranno mantenute. Si perde, invece, i riferimenti all'antifascismo e alla Resistenza e, soprattutto, la presa di posizione in difesa dei magistrati.
3 agosto 2008 - L'Adige
L'anniversario della strage Il ministro Rotondi commemora la strage e metà piazza se ne va
Bologna, fischi e polemiche
BOLOGNA - Bologna, ventottesimo anniversario della bomba alla stazione: per la prima volta i cortei diventano due. Il primo è il consueto serpentone che parte dal Comune per raggiungere la piazza dove il 2 agosto 1980 morirono 85 persone nella più sanguinosa strage dell'Italia moderna. Il secondo si crea, spontaneo, quando inizia a parlare Gianfranco Rotondi, il ministro «di riserva» inviato da Berlusconi a sostituire il guardasigilli a rischio contestazione Angelino Alfano: il piazzale della stazione si svuota quasi per metà e tra chi se ne va c'è anche moltissima gente comune. Rotondi si affaccia al microfono e, immancabili, partono fischi e grida. Ma non c'è il frastuono che nel 2005 coprì il discorso di Tremonti e che colpì, in misura minore, l'anno scorso anche il Ds Damiano. A protestare è la stessa manciata di persone, riunita dietro lo striscione nero dell'Assemblea antifascista permanente, che pochi minuti prima aveva preso di mira anche il sindaco Cofferati, venendo però sommersa dagli applausi della folla sui passaggi contro gli «strumentali» tentativi di revisionismo e dalla citazione di Marco Biagi, che conclude l'elenco delle ferite inferte dal terrorismo a Bologna. Come risposta al governo, invece, questa volta molta gente sceglie di andarsene. In silenzio o quasi. Un «contro-corteo» che si forma dietro lo striscione dei sindacati di base Rdb e Cub che rimanda ad un nuovo autunno caldo («Ci vediamo ad ottobre: sciopero generale»). Con loro se ne vanno anche i militanti della Fiom, di Rifondazione Comunista e delle associazioni di sinistra, ma anche tantissima gente comune. Metà del piazzale si svuota e ad ascoltare Rotondi rimane un migliaio di persone. Chi se ne va si aspetta dal ministro parole vuote. Si perde, invece, i riferimenti all'antifascismo e alla resistenza e, soprattutto, la ferma presa di posizione in difesa dei magistrati e delle sentenze da non ribaltare che strappano applausi a chi è rimasto. Alla fine, quasi fosse un contropiede sui contestatori, il ministro per l'Attuazione del programma Rotondi, con il suo discorso ha raccolto parecchi consensi, ricordando che in democrazia tutte le opinioni «sono uguali ed hanno gli stessi diritti, ma l'antifascismo non è una opinione, è una ragione costitutiva della nostra democrazia». Per una città in cui una lapide ricorda la strage fascista del 2 agosto 1980 non è irrilevante. Messaggi sono arrivati dal presidente Napolitano che invita a costruire una «memoria condivisa» e dal presidente della Camera Fini che invita a «dissolvere ogni zona d'ombra», riferendosi alle polemiche sulla revisione del processo che ha condannato i neofascisti.
3 agosto 2008 - L'Unità
Bologna ricorda la strage fascista, 28 anni dopo
5mila in piazza, pochi fischi. Rotondi elogia l’antifascismo. Napolitano: la memoria è un dovere
di Gigi Marcucci
Bologna - NESSUN AGGUATO, gran parte dell’armata del fischio sempre e a prescindere consegnata in caserma. Lo «scatenamento» della piazza, evocato preventivamente, rinviato a data da destinarsi. E l’inviato del governo, il ministro Gianfranco Rotondi, che incassa applausi oltre ai pochi fischi di qualche irriducibile.
Anche il 2 agosto 1980 era un sabato, ricorda dal palco Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime. Ventotto anni dopo, la piazza che ricorda la strage alla stazione, teatro di perorazioni appassionate e feroci contestazioni degli esponenti del centrodestra, riserva più di una sorpresa. Ha ospitato diecimila, talvolta ventimila manifestanti: questa volta ce ne sono meno, forse cinquemila, comunque tanti per il primo weekend di agosto, con scuole, fabbriche e uffici pubblici chiusi. Quando il microfono arriva nelle mani di Gianfranco Rotondi, ministro per l’Attuazione del programma, chi in altre occasioni avrebbe fischiato (Rifondazione, Rappresentanze di base) abbandona la piazza, in segno di protesta. Dissenso sì, ma composto,
Era un sabato e una bomba cancellava la sala d’aspetto di seconda classe e 85 vite, lasciava segni indelebili nei corpi e nelle menti di 200 persone, modificava il corso di centinaia di esistenze. Sono passati quasi trent’anni, la magistratura ha individuato e condannato gli autori materiali della strage, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, e gli autori dei tentativi di depistaggio delle indagini, a cominciare da Licio Gelli, capo della loggia segreta P2. I familiari delle vittime chiedono che vengano individuati anche i mandanti: perché, come spiegava un vecchio eversore ai suoi allievi, «una strage non ha senso se non vi è chi può coglierne gli effetti politici». Mentre si cerca l’altra metà della verità, il vecchio gruppo dirigente di An, oggi confluito nel Pdl, è deciso a riscrivere tutto, scommettendo sulla pista tedesco-palestinese, confezionata a suo tempo dai servizi segreti deviati e oggi rinfrescata da alcune ardite ipotesi partorite dalla commissione Mitrokhin. All’ombra delle polemiche, Fioravanti e Mambro tornano in libertà. «Hanno sei ergastoli a testa», dice dal palco Bolognesi, «non si capisce per quale motivo oggi siano liberi di fare quello che vogliono». Bolognesi cita i nomi del loro amico Marcello De Angelis, condannato per banda armata e oggi parlamentare; del loro supporter Renato Farina, già agente Betulla, che mentre scrive un libro con l’ex presidente Cossiga, siede a Palazzo Madama. Poi strappa un applauso ricordando Enzo Biagi e le parole con cui raccontò Francesca Mambro: «Nessuno mi ha mai detto: "Non conosco la parola rimorso". Qualche tarlo, qualche pena tutti ce l'avevano dentro».
Tocca a Cofferati, applauditissimo, e poi al ministro Rotondi, che decide di parlare a braccio e riesce a toccare le corde giuste della piazza. «L’antifascismo - spiega - non è un’opinione, è una ragione costitutiva della nostra democrazia». E riferendosi alle nuove piste, è netto: «Non possiamo permettere che in nome di opinioni si ribalti la verità emersa secondo le leggi del nostro Paese». Applausi. Gli stessi che accolgono la lettura del messaggio del presidente Napolitano: «Occorre coltivare un dovere della memoria che si traduca in una rinnovata ampia assunzione di responsabilità per la difesa dei valori di democrazia, libertà e giustizia»
Il RACCONTO
Una sopravvissuta: noi feriti dimenticati dallo Stato
di Giulia Gentile
Bologna - «Per anni ho camminato per strada chiedendo ai passanti chi fosse quel maleducato che mi spintonava violentemente alle spalle». Nessuno. Solo quelle «mani enormi», lo spostamento d’aria dovuto allo scoppio della bomba, che il 2 agosto 1980 l’aveva scaraventata per aria provocandole escoriazioni in tutto il corpo. Alle cinque passate di pomeriggio del 2 agosto 2008, seduta al tavolino di un caffè in piazza Maggiore, Paola (il nome è di fantasia, ndr) ha ancora la gerbera bianca dell’Associazione delle vittime puntata sul vestito di un turchese sgargiante. Insieme alla figlia, allora diciassettenne, Paola è tra gli oltre duecento feriti della terribile esplosione. Non c’è la figlia, «era molto impegnata con il lavoro, sa. E comunque, per anni io e lei non abbiamo assolutamente parlato dell’accaduto». E non c’è nemmeno il figlio maggiore, un anno in più della sorella, che nell’agosto dell’80 si trovava in Germania per una vacanza studio: «Sul giornale ha letto il mio nome fra quelli dei morti e feriti. Credeva che fossi morta - sorride commossa -. In tanti anni nessuno, tanto meno lo Stato, si è mai preso la briga di chiedersi: "Che fine hanno fatto i feriti, e che ne è delle loro famiglie?". Penso ai parenti degli 85 morti e mi sento male: se la mia famiglia è stata sconvolta dalla bomba, e tutto sommato siamo stati fortunati, figuriamoci gli altri».
Anche questo 2 agosto, come ventotto anni fa, Bologna è una fornace semideserta. Quarantadue i gradi nel 1980. Poco meno nel 2008. Molte le saracinesche dei negozi abbassati lungo via Indipendenza al passaggio del corteo. Ma come Paola, che ogni anno compie lo stesso tragitto in treno, Modena-Bologna, per essere in piazzale Medaglie d’oro il giorno della commemorazione, sono tante le persone con la gerbera bianca puntata sul petto a sfilare da piazza Maggiore alla stazione sotto il sole cocente del mattino, dietro ai gonfaloni dei Comuni colpiti dalla strage e dietro allo striscione dei familiari delle vittime. Più degli altri anni, osserva qualcuno. Sicuramente più giovani: dal palco per le autorità allestito nel piazzale, un ragazzo di nemmeno vent’anni con il fiore sul gilet si fa immortalare munito di vistosi occhiali da sole da un altro famigliare. Mentre una bimba di due-tre anni in braccio al papà fiore-munito si lamenta annoiata e accaldata in cerca di coccole. «Mio figlio era proprio al binario - ricorda, i capelli ormai bianchi, lo sguardo nascosto dagli occhiali da sole, il papà di un ragazzo di vent’anni morto nello scoppio -: la sua fidanzata era rimasta ad aspettarlo vicino alle cabine telefoniche, mentre lui era andato a controllare l’orario dei treni. In quel momento è esplosa la bomba». Tanti i famigliari, molti forse per la prima volta a Bologna a ventotto anni di distanza, meno, purtroppo, i normali cittadini in corteo. «C’è pochissima gente quest’anno» osserva con l’amico un trentenne che sfila dietro alle bandiere dei sindacati di base. «Ma tu - ironizza l’amico - sei fra i "fischianti" o gli "andanti"?!». Pochi, in verità, i fischi che partono dalla piazza quando il ministro "di riserva" inviato dal governo di Centrodestra, Gianfranco Rotondi, si affaccia al microfono del palco. Molte di più le persone che, in risposta all’esecutivo, abbandonano più civilmente la piazza. Un mini contro-corteo, fatto da esponenti delle Rdb, della Fiom-Cgil e del Prc locale, ma anche da tante persone comuni, che lascia uno spicchio di stazione vuota allontanandosi silenziosamente. Ma che si perde un Rotondi per nulla "incolore", che ribadisce il valore comune dell’antifascismo e difende magistrati e sentenze della strage.
2 agosto 2008 - Ansa
STRAGE BOLOGNA, AL VIA MANIFESTAZIONI PER 28/O ANNIVERSARIO
BOLOGNA - Con il ricevimento dei familiari delle vittime, prima nella Sala Rossa del Comune poi nell'Aula consiliare di Palazzo d'Accursio, sono cominciate le manifestazioni per il 28/o anniversario della strage alla stazione di Bologna (85 morti, 200 feriti), che culmineranno con gli interventi nel piazzale della stazione. In un breve discorso ai familiari e alle altre autorità nella sala consiliare, presente in rappresentanza del Governo il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, il sindaco Sergio Cofferati ha sottolineato l'importanza di questa giornata perché "non venga dimenticato quel terribile giorno". Ma anche perché - ha aggiunto Cofferati - "nessuno possa ignorare la verità storica come quella giudiziaria, lontano dai tentativi troppe volte strumentalizzati di mettere in discussione quello che è stato sancito dal lavoro faticoso e sempre attento dei magistrati".
PARLA ROTONDI, PIAZZA SI SVUOTA PER META'
Non appena il ministro Gianfranco Rotondi ha preso la parola dal palco delle commemorazioni per il 28/o anniversario della strage di Bologna, almeno metà della folla che occupava il piazzale antistante la stazione ferroviaria ha lasciato la piazza. I primi ad andarsene sono stati i rappresentanti dei sindacati di base Rdb e Cub, dietro lo striscione 'Ci vediamo in autunno: sciopero generale'. Insieme a loro anche i militanti di Rifondazione Comunista e moltissima gente comune, tra cui alcuni parenti delle vittime. Nel piazzale, a contestare il ministro, è rimasto un gruppetto di una decina di persone dell'Assemblea Antifascista Permanente, con fischi e grida. "Non mi disturbano i fischi", ha commentato dal palco Rotondi. "Sono i soli che mi considerano un ministro", ha aggiunto scherzando, riferendosi a quel passo dell'intervista dell'assessore comunale Libero Mancuso secondo il quale nessuno si sarebbe preso la briga di fischiarlo perché personalità "incolore e sconosciuta". "Anche questa è par condicio", ha concluso Rotondi.
STRAGE BOLOGNA: UN CORTEO RIEMPIE PIAZZA,UNO LA DIMEZZA
MENO FISCHI, MA QUANDO PARLA ROTONDI MOLTA GENTE SE NE VA
di Federico Del Prete
(ANSA) - BOLOGNA, 2 AGO - Bologna, ventottesimo anniversario della bomba alla stazione: per la prima volta i cortei diventano due. Il primo e' il consueto serpentone che parte dal Comune per raggiungere la piazza dove il 2 agosto 1980 morirono 85 persone nella piu' sanguinosa strage dell'Italia moderna. Il secondo si crea, spontaneo, quando inizia a parlare Gianfranco Rotondi, il ministro 'di riserva' inviato da Berlusconi a sostituire il guardasigilli a rischio contestazione Angelino Alfano: il piazzale della stazione si svuota quasi per meta' e tra chi se ne va c'e' anche moltissima gente comune. Rotondi si affaccia al microfono e, immancabili, partono fischi e grida. Ma non c'e' il frastuono che nel 2005 copri' il discorso di Tremonti e che colpi', in misura minore, l'anno scorso anche il Ds Damiano. A protestare e' la stessa manciata di persone, riunita dietro lo striscione nero dell'Assemblea antifascista permanente, che pochi minuti prima aveva preso di mira anche il sindaco Cofferati, venendo pero' sommersa dagli applausi della folla sui passaggi contro gli ''strumentali'' tentativi di revisionismo e dalla citazione di Marco Biagi, che conclude l'elenco delle ferite inferte dal terrorismo a Bologna. Come risposta al Governo, invece, questa volta molta gente sceglie di andarsene. In silenzio o quasi. Un 'contro-corteo' che si forma dietro lo striscione dei sindacati di base Rdb e Cub che rimanda ad un nuovo autunno caldo ('Ci vediamo ad ottobre: sciopero generale'). Con loro se ne vanno anche i militanti della Fiom, di Rifondazione Comunista e delle associazioni di sinistra, ma anche tantissima gente comune, compreso qualche parente delle vittime, riconoscibile dalle gerbere bianche al taschino. L'intera meta' del piazzale opposta al palco si svuota e ad ascoltare Rotondi rimane circa un migliaio di persone. Chi se ne va probabilmente si aspetta dal ministro parole vuote o promesse che poi non saranno mantenute. Si perde, invece, i riferimenti all'antifascismo e alla resistenza e, soprattutto, la ferma presa di posizione in difesa dei magistrati e delle sentenze da non ribaltare che strappano applausi a chi e' rimasto e al presidente dell'Associazione familiari Paolo Bolognesi. Nel corteo del mattino, aperto dai gonfaloni dei comuni colpiti dalla strage, hanno sfilato circa in tremila, tra cui l'assessore Libero Mancuso, pm dell'inchiesta sulla bomba e al centro del caso diplomatico di ieri con Rotondi, alcuni parlamentari bolognesi del Pd (Antonio La Forgia, Rita Ghedini e Paolo Nerozzi, Sandra Zampa) e tre ex sindaci della citta', Walter Vitali, Giorgio Guazzaloca e Renato Zangheri, il primo cittadino di quel 2 agosto. Quando la coda della manifestazione deve ancora entrare nel piazzale della stazione, Bolognesi sta gia' ripercorrendo dal palco la storia della tragedia e dell'indagine. Forse ha paura di sforare le 10.25, ora dell'esplosione e del minuto di silenzio, causando cosi' la reazione della piazza per il rito violato e che, quest'anno, invece, avviene con tre minuti di anticipo. A cambiare il copione cosi' e' solo la protesta di chi se ne va, lasciando il piazzale semivuoto.
STRAGE BOLOGNA: PARLA ROTONDI, PIAZZA SI SVUOTA PER META'
(ANSA) - BOLOGNA, 2 AGO - Non appena il ministro Gianfranco Rotondi ha preso la parola dal palco delle commemorazioni per il 28/o anniversario della strage di Bologna, almeno meta' della folla che occupava il piazzale antistante la stazione ferroviaria ha lasciato la piazza. I primi ad andarsene sono stati i rappresentanti dei sindacati di base Rdb e Cub, dietro lo striscione 'Ci vediamo in autunno: sciopero generale'. Insieme a loro anche i militanti di Rifondazione Comunista e moltissima gente comune, tra cui alcuni parenti delle vittime. Nel piazzale, a contestare il ministro, e' rimasto un gruppetto di una decina di persone dell'Assemblea Antifascista Permanente, con fischi e grida. ''Non mi disturbano i fischi'', ha commentato dal palco Rotondi. ''Sono i soli che mi considerano un ministro'', ha aggiunto scherzando, riferendosi a quel passo dell'intervista dell'assessore comunale Libero Mancuso secondo il quale nessuno si sarebbe preso la briga di fischiarlo perche' personalita' ''incolore e sconosciuta''. ''Anche questa e' par condicio'', ha concluso Rotondi.
2 agosto 2008 - Adnkronos
STRAGE BOLOGNA: ROTONDI FISCHIATO MENTRE INTERVIENE DAL PALCO
(Adnkronos) - Bologna. Il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, presa la parola dal palco allestito nel piazzale antistante la stazione di Bologna per commemorare la strage del 2 agosto 1980, e' stato fischiato da un gruppo di persone. "Non mi disturbano i fischi -ha detto il ministro di rimando, interrompendo l'intervento- anzi, li ringrazio perche' sono gli unici che mi considerano ministro", ha ironicamente osservato, facendo evidentemente riferimento alla dichiarazione rilasciata dall'assessore comunale Libero Mancuso. A disturbare l'intervento del ministro, un gruppetto di dieci persone circa dell'Assemblea Antifascista Permanente, che non hanno risparmiato nemmeno la parte finale del discorso del sindaco di Bologna, Sergio Cofferati. In tanti, poi, hanno deciso di abbandonare la piazza, come gia' preannunciato, lascindola vuota quasi per meta'. Sono stati i rappresentanti delle Rdb, che avevano con se' uno striscione recante la scritta: "ci vediamo in autunno: sciopero generale". E poi gli esponenti dei Comunisti italiani.
2 agosto 2008 - Agi
STRAGE BOLOGNA: FISCHI E C'E' CHI VA VIA, MINISTRO RINGRAZIA
(AGI) - Bologna, 2 ago. - Il ministro sta per cominciare a parlare e iniziano gia' i primi fischi, provenienti da un gruppetto poco numeroso ma armato di fischietti. In contemporanea, parte della piazza se ne va, ma senza far rumore, solo girando le spalle, lasciando ancor prima di sentire l'intervento. L'annunciata contestazione a Bologna, in occasione del 28esimo anniversario della strage alla stazione, c'e' stata, ma forse piu' silenziosa che gridata: poche le persone col fischietto, piu' numerose quelle che - dai semplici cittadini a esponenti delle rdb - hanno ritenuto che la celebrazione fosse terminata dopo il discorso del sindaco Sergio Cofferati. Discorso lambito - nonostante gli applausi per aver ricordato che la verita' giudiziaria sulla strage non si discute - da un paio di fischi, probabilmente indirizzati allo stesso ministro, ma partiti un po' prematuri. "I fischi non mi disturbano - ha commentato dal canto suo, dal palco, il ministro per l'attuazione del programma, Gianfranco Rotondi - Anzi, ringrazio". Molte le persone che sul palco delle autorita', dove ci sono anche i familiari delle vittime, hanno apprezzato le sue parole, abbandonato il discorso ufficiale "come gesto simbolico" dopo le polemiche. Rotondi assicura che il governo fara' la sua parte per continuare nella ricerca della verita'. "Nessuno - dice - terra' chiusi, se vi sono, armadi della vergogna, e se vi sono fatti nuovi non saranno sicuramente tenuti a margine. La riflessione che c'e' sulle sentenze e' solo un interrogativo infinito sulla storia del Paese. Ma una cosa che non possiamo permettere davanti a quei morti - ha concluso - e' che in nome di opinioni si rifa' la verita' ".
STRAGE BOLOGNA: ROTONDI FISCHIATO DURANTE IL SUO INTERVENTO
(AGI) - Bologna, 2 ago. - Quando il ministro Rotondi ha iniziato a parlare dal palco allestito di fronte la stazione di Bologna, molte persone hanno lasciato la piazza rimasta cosi' occupata solo per meta'. Tra chi ha preferito non ascoltare le parole del ministro per l'Attuazione del programma, c'erano appartenenti alle Rdb ma anche normali cittadini.
2 agosto 2008 - Dire
STRAGE BOLOGNA. E IL SILENZIO QUEST'ANNO ARRIVA IN ANTICIPO
MINUTO DI RICORDO ALLE 10.22; CORTEO MENO AFFOLLATO DEL SOLITO
(DIRE) Bologna, 2 ago. - L'anno scorso il minuto di silenzio arrivo' in ritardo di oltre tre minuti, quest'anno i tre fischi della locomotiva in piazza Medaglie d'Oro a Bologna risuonano quando l'orologio digitale della stazione segna le 10.22, in anticipo di tre. Alle 10.25, l'ora in cui il 2 agosto 1980 scoppio' la bomba che uccise 85 persone e ne feri' 200, sta gia' parlando il sindaco di Bologna Sergio Cofferati e sono anche gia' arrivati i primi fischi. Contenuti e isolati, partiti tra le fila delle Rdb e dell'Assemblea antifascista permanente. Quattordici minuti dopo, alle 10.38, saranno sempre loro a protestare contro il discorso del sindaco che sta ancora parlando, lanciandogli contro alcuni "Basta" e intonando anche "Bella ciao". Ma la vera forma di protesta, oggi, non sono stati i fischi: i cittadini scesi in piazza hanno protestato sposando l'iniziativa delle Rdb e di Rifondazione comunista e, al momento in cui il ministro Gianfranco Rotondi, ha preso la parola, se ne sono letteralmente andati. A starci in mezzo e' apparso un esodo di massa, anche se chi stava sul palco non ha avuto questa idea. Non appena dal palco hanno annunciato che stava per parlare Rotondi, dalle fila delle Rdb si e' sollevato lo striscione "Ci rivediamo in autunno, sciopero generale" (quello gia' proclamato contro i tagli del Governo nel settore pubblico) ed e' iniziato l'esodo. Sono andate via le Rdb con le loro bandiere (in testa Massimo Betti), se ne e' andata Rifondazione guidata dal segretario Tiziano Loreti e dietro di loro, via un sacco di gente. A piedi, in bicicletta, i cittadini si sono incamminati indietro verso via Indipendenza e hanno abbandonato piazza Medaglie d'Oro. Tra chi ha scelto di andarsene, anche alcuni vigili urbani e il gruppo al completo, tutti in uniforme verde, della Protezione civile di Imola. Dopo l'abbandono della piazza da parte di chi ha scelto di protestare cosi' ("Un terzo della piazza" quantifichera' piu' tardi la Questura), la zona di piazza Medaglie d'Oro che si affaccia davanti al Mc Donald e' apparsa praticamente vuota. Nel resto del piazzale di gente ce n'era ancora, anche se le file si sono assottigliate, e di fischi contro le parole del ministro Rotondi ne sono continuati ad arrivare parecchi. Il suo discorso finisce alle 10.56 e la piazza si svuota definitivamente. Polemiche a parte, la manifestazione finisce dunque senza incidenti. Poco rappresentati, in ogni caso, i centri sociali bolognesi: non c'era Crash (che lo aveva annunciato) e non c'erano i collettivi universitari. Qualche rappresentante era presente in piazza, ma a titolo personale e senza bandiere. Le uniche realta' dell'antagonismo bolognese ufficialmente in piazza erano l'Assemblea antifascista permanente (che non ha seguito l'esodo lanciato dalle Rdb) e una bandiera degli anarchici insurrezionalisti. "C'e' pochissima gente quest'anno, non c'e' nessuno", e' uno dei commenti che si sente dire ai cittadini che camminano in corteo verso la stazione. "Sara' perche' e' sabato" dice qualcun altro. E, benche' dall'associazione delle vittime smentiscano un minor afflusso di persone, effettivamente la consistenza del corteo sembra meno fitta di altri anni e i bolognesi in piazza sembrano essere di meno. Semi-deserti anche i portici di via Indipendenza, di solito affollati di persone che guardano e applaudono al passaggio dei familiari. Le serrande chiuse sono la maggior parte. E in corteo, a parte i classici gonfaloni istituzionali (che seguono lo striscione "2 agosto 1980 Bologna non dimentica" in testa e precedono i familiari delle vittime e le autorita') compaiono meno cartelloni e messaggi.
STRAGE BOLOGNA. PRC: PIAZZA SVUOTATA, SEGNALE A ISTITUZIONI
"GENTE CON NOI; CHI CI ACCUSAVA DI ESSERE MINORANZA SI RICREDA"
(DIRE) Bologna, 2 ago. - "Chi in questi giorni ci ha definito 'minoranza estremista', lontana dalle sensibilita' del popolo, ora si deve ricredere". Rifondazione comunista ha visto piazzale Medaglie d'oro svuotarsi quando, dal palco allestito per la commemorazione del 2 agosto ha preso la parola il ministro Gianfranco Rotondi, e ora parla di rivincita. E mette l'accento su quello che considera il dato politico significativo di oggi, quasi una novita': la gente che se ne va, dopo il discorso del presidente dell'associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi. E quindi le istituzioni che si ritrovano con meno uditorio. "La citta'- scandisce il segretario del Prc, Tiziano Loreti in una nota di poche righe- ha dimostrato che la solidarieta' istituzionale e le sole parole non bastano piu'. Chi pensava che il Prc fosse avulso dal sentire comune ha trovato la smentite nella piazza che si e' svuotata". Insomma, "Bologna non dimentica, la ferita non si rimargina". A lasciare la piazza sono stati anche i militanti delle Rdb, dopo aver distribuito un volantino che spiegava le ragioni della presenza ed invitava a lasciare solo il rappresentante del Governo. E cosi' hanno fatto, "ce ne siamo andati dalla piazza e con noi moltissimi cittadini", quindi Rotondi "ha parlato in una piazza praticamente svuotata se si escludono i gonfaloni di rappresentanza istituzionale e quelli della Cgil". Niente fischi, pero', dicono dal sindacato di base (anche se i loro militanti sono stati visti e sentiti fischiare): "Fin dall'inizio- sottolinea Massimo Betti, responsabile Rdb- abbiamo detto che non avremmo organizzato i fischi al rappresentante del governo, che del resto, ogni anno, viene contestato spontaneamente dalla piazza, ma allo stesso tempo non avremmo fatto finta che sul palco non ci fosse un rappresentante di un governo che ogni giorno sforna una qualche provocazione nei confronti dei lavoratori, dei giovani e dei pensionati". Le Rdb hanno voluto ignorare il discorso di Rotondi dopo che, "anche quest'anno, abbiamo dovuto leggere ed ascoltare i nuovi e i vecchi tentativi di rimettere in discussione le poche certezze giudiziarie sulla strage fascista del 2 agosto, rispolverando depistaggi vari".
STRAGE BOLOGNA. FISCHI, CONTESTAZIONE, POI LA GENTE SE NE VA
CARTELLONE RDB: "CI RIVEDIAMO IN AUTUNNO"
(DIRE) Bologna, 2 ago. - "Ci rivediamo in autunno": le Rappresentanze sindacali di base alzano lo striscione, rosso, e lasciano piazza Medaglie D'Oro. E' cosi' che protestano non appena prende la parola il ministro Gianluca Rotondi alla celebrazione della strage del 2 agosto 1980 a Bologna. Con le Rdb si allontana Rifondazione comunista ma anche tanta gente: la piazza, quando sono le 10.43, comincia a svuotarsi e l'impressione e' che le presenze si dimezzino in modo netto. E mentre Rotondi continua a parlare ("Applaudire o fischiare, sono opinioni"), alcune centinaia di persone se ne sono gia' andate. Tra quelle che rimangono non mancano i fischi.
STRAGE BOLOGNA. PARTONO FISCHI CONTRO COFFERATI
DALLE FILA DELLE RDB E DELL'ASSEMBLEA ANTIFASCISTA PERMANENTE
(DIRE) Bologna, 2 ago. - Fischi all'indirizzo del sindaco di Bologna, sindaco Sergio Cofferati, in piazza Medaglie d'Oro durante le celebrazioni per il 28^ anniversario della strage della stazione di Bologna. Appena il primo cittadino prende la parola, dalle fila delle Rdb partono alcuni fischi, a cui si aggiungono diversi insulti gridati dai rappresentanti dell'Assemblea antifascista permanente.
2 Agosto, a Bologna fischi per Cofferati e Rotondi
BOLOGNA - Fischi all'indirizzo del sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, e del ministro Gianluca Rotondi in piazza Medaglie d'Oro, durante le celebrazioni per il 28^ anniversario della strage della stazione di Bologna. Appena il primo cittadino prende la parola, dalle fila delle Rdb, il sindacato di base, partono alcuni fischi, a cui si aggiungono diversi insulti gridati dai rappresentanti dell'Assemblea antifascista permanente.
STRETTA DI MANO COFFERATI-ROTONDI - E' bastato poi annunciare il nome del ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, presente a Bologna in rappresentanza del governo, che da piazzale Medaglie d'oro si sono levati i fischi. La contestazione, per la quale dunque non sono bastati gli appelli ad evitarla, è scattata quando Rotondi stava per prendere la parola dal palco per il suo intervento alla commemorazione della strage alla stazione di Bologna ed è proseguita nelle prime battute del suo intervento. I fischi erano ancora piu' forti di quelli indirizzati poco prima al sindaco Cofferati, che aveva stretto la mano a Rotondi, ieri definito "ministro incolore" dall'assessore comunale Libero Mancuso, parole subito condannate da Cofferati.
"Non mi disturbano i fischi, che ringrazio, sono i soli che mi considerano un ministro". Cosi' il ministro Rotondi commenta dal palco in piazza Medaglie d'orole contestazioni a lui riservate. Il riferimento e' appunto alle parole di Mancuso.
I FISCHI DELLA PIAZZA - Di fronte ai fischi della piazza, Rotondi chiama in causa la Resistenza dicendo che "l'antifascismo non e' un'opinione", ma e' un caposaldo della Costituzione. "Io non rappresento una parte politica- avvisa il ministro- ma il governo di questo Paese, il governo di una repubblica nata dalla Resistenza". Ma tutto il discorso di Rotondi viene accompagnato da fischi insistenti.
COFFERATI - "Una cosa molto contenuta. Io sono molto contento anche delle cose che ha detto il ministro". Questo il primo commento del sindaco Cofferati sulla contestazione che, anche stavolta, non e' mancata in piazzale Medaglie d'oro in occasione della cerimonia di commemorazione della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
LA GENTE LASCIA LA PIAZZA - "Ci rivediamo in autunno": le Rappresentanze sindacali di base alzano lo striscione, rosso, e lasciano piazza Medaglie D'Oro. E' cosi' che protestano non appena prende la parola il ministro Rotondi.
Con le Rdb si allontana Rifondazione comunista ma anche tanta gente: la piazza, quando sono le 10.43, comincia a svuotarsi e l'impressione e' che le presenze si dimezzino in modo netto. E mentre Rotondi continua a parlare ("Applaudire o fischiare, sono opinioni"), alcune centinaia di persone se ne sono gia' andate. Tra quelle che rimangono non mancano i fischi.
2 agosto 2008 - Asca
STRAGE BOLOGNA: COMMEMORAZIONE 'TESA'. NAPOLITANO, DOVERE DELLA MEMORIA
(ASCA) - Roma, 2 ago - Che non fosse facile prendere la parola a Bologna, in piazza Medaglie d'Oro, per commemorare la strage alla stazione del 2 agosto 1980, il ministro Gianfranco Rotondi se lo immaginava. Ma oltre ai preventivati fischi - che hanno accompagnato in parte il suo intervento - per il titolare dell'Attuazione del programma di governo ci sono stati l'apprezzamento sia del sindaco, Sergio Cofferati (''Sono molto contento delle cose che ha detto''), che del presidente dell'Associazione fra i familiari delle vittime, Paolo Bolognesi (''Le sue sono state parole equilibrate'').
Buona parte dei contestatori (per lo piu' esponenti di Rifondazione comunista e delle Rappresentanze sindacali di base) hanno in verita' cominciato ad abbandonare la piazza durante il discorso di Rotondi il quale, da parte sua, ha cercato di svelenire il clima con una battuta (''Non mi disturbano i fischi, che ringrazio, sono i soli che mi considerano un ministro'').
La commemorazione del ventottesimo anniversario della strage, che costo' la vita ad ottantacinque persone e provoco' il ferimento di oltre duecento, e' servita anche alle piu' alte cariche dello Stato per esprimere - attraverso messaggi a Cofferati e Bolognesi - il loro pensiero su quegli anni bui.
Per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, occorre in particolare ''coltivare un dovere della memoria che si traduca in una rinnovata ampia assunzione di responsabilita' per la difesa dei valori di democrazia, liberta' e giustizia come fondamento del nostro patto costituzionale e garanzia irrinunciabile di crescita politica, culturale e sociale anche per le nuove generazioni''.
Ai giovani pensa anche Renato Schifani, laddove invita ''a lottare non solo contro il terrorismo ma anche contro l'oblio''. Per il presidente del Senato, inoltre, ''il valore di una nazione, la sua stabilita', la sua solidita' morale e civile risiedono nella capacita' della societa' di reagire dinanzi a queste terribili vicende''. Da parte sua il presidente della Camera ritiene necessario che, dopo tanti anni, ''si dissolvano le zone d'ombra che hanno suscitato perplessita' crescenti nell'opinione pubblica intorno all'accertamento della verita' sulla strage. Sarebbe un servizio prezioso - sottolinea Gianfranco Fini - reso alla democrazia del nostro Paese''. Infine l'assicurazione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il quale impegna il governo a ''tenere alta la guardia contro il riemergere di vecchie minacce e contro l'aggressivita' delle nuove''.
2 agosto 2008 - Repubblica.it
Stretta di mano tra Cofferati e Rotondi dopo la bufera di ieri.
La piazza contesta il sindaco e il ministro. Molte persone se ne vanno
Strage, Bologna chiude la polemica. Ma fischi contro Rotondi e Cofferati
Il monito di Napolitano: "Coltivare il dovere della memoria".
Il premier: "Tenere alta la guardia contro il terrorismo"
BOLOGNA - Si aprono le celebrazioni per ricordare le 85 vittime della strage di Bologna di ventotto anni fa. Torna il sereno tra il governo e il Comune, dopo la bufera di ieri e gli scontri per l'assenza del guardasigilli Angelino Alfano. Ma la contestazione non si fa attendere: dalla piazza si levano i fischi. Prima contro Cofferati e poi, più forti, contro il ministro Rotondi. E mentre il rappresentante dell'esecutivo continua a parlare, alcune centinaia di persone se ne vanno. La stretta di mano Cofferati-Rotondi. Stamattina una calorosa stretta di mano tra il sindaco Sergio Cofferati e il ministro per l'Attuazione del programma ha messo la parola "fine" sulle polemiche innescate da una frase dell'assessore comunale agli Affari istituzionali Libero Mancuso, che aveva spinto Rotondi a mettere in discussione la sua presenza. "Grazie di esserci", sono le prime parole del presidente dell'Associazione familiari delle vittime Paolo Bolognesi. Che prima della commemorazione aveva invitato, invano, a "evitare le polemiche, i fischi e fare in modo che oggi sia un giorno del ricordo in cui tutte le forze politiche sono unite per ricordare le vittime".
Il chiarimento con l'assessore. "Mi dispiace che sia avvenuto questo incidente, sono convinto che non avrà nessuna conseguenza su questa manifestazione". Queste le parole di Mancuso, che aveva definito Rotondi "incolore". Prima, l'ironia del ministro, che sottolinea di avere tutti i colori, il bianco della Dc e l'azzurro del Pdl a cui ha aderito. "Nella mia tavolozza mi manca solo il rosso", aveva scherzato.
La contestazione della piazza.
"Non mi disturbano i fischi, che ringrazio, sono i soli che mi considerano un ministro". Gianfranco Rotondi allude proprio a Mancuso quando, dal palco in piazza Medaglie d'oro, commenta le contestazioni contro di lui. "Io non rappresento una parte politica, ma il governo di questo paese, il governo di una repubblica nata dalla Resistenza". Cerca di placare gli animi Rotondi, ma i fischi continuano insistenti e cominciano le defezioni. "Ci rivediamo in autunno": le Rappresentanze sindacali di base alzano lo striscione rosso. Rifondazione comunista se ne va. Così come alcune centinaia di persone. Smorza invece i toni Cofferati, che commenta: "Una cosa molto contenuta. Io sono molto contento anche delle cose che ha detto il ministro". Anche Bolognesi non nasconde di ritenere tutto sommato positivo l'intervento di Rotondi e parla di "parole equilibrate".
"Richieste legittime, risponderemo". Prima della commemorazione il ministro aveva assicurato che il governo affiancherà la magistratura per individuare i mandanti della strage di Bologna. "Il governo è impegnato ad affiancare al tavolo tecnico, che dovrà corrispondere alle legittime richieste ancora purtroppo attuali dei parenti delle vittime, un tavolo politico-istituzionale che intende corrispondere esattamente a queste aspettative".
Le parole del capo dello Stato. Il presidente della Repubblica stamattina ha inviato un messaggio all'Associazione familiari delle vittime, dove ricorda "gli ottantacinque morti e gli oltre duecento feriti della strage nella stazione di Bologna il 2 agosto 1980". "Occorre coltivare un dovere della memoria" e utilizzarlo per difendere i "valori di democrazia, libertà e giustizia", è il monito. Poi aggiunge: "Il 9 maggio scorso, in occasione del 'Giorno della Memoria' dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi, ho ritenuto opportuno promuovere una pubblicazione nella quale compaiono i volti e sono descritti i percorsi di vita di tutte le vittime innocenti dei diversi episodi di matrice terroristica". Gli applausi della piazza hanno accolto la lettura del messaggio del capo dello Stato.
I messaggi di Fini, Schifani e Berlusconi. Il presidente della Camera dei deputati, nel messaggio inviato al sindaco e a Bolognesi, auspica che "dopo tanti anni si dissolvano le zone d'ombra che hanno suscitato perplessità crescenti nell'opinione pubblica intorno all'accertamento della verità sulla strage". Questo, sostiene Fini, "sarebbe un servizio prezioso reso alla democrazia del nostro Paese". Il premier Berlusconi invita a "tenere alta la guardia contro il terrorismo", mentre il presidente del Senato Schifani osserva che "il valore di una nazione, la sua stabilità, la sua solidità morale e civile, risiedono proprio nella capacità della società di reagire dinanzi a queste terribili vicende".
2 agosto 2008 - Emilianet
Protesta sì, ma per avere tutta la verità
Non è stata "plateale" come in altri anni, con fischi e slogan. Ma metà dei manifestanti lascia la piazza in segno di dissenso contro le tesi "revisioniste"
di Luca Domenichini
BOLOGNA, 2 AGO. 2008 - Quando l’onorevole Gianfranco Rotondi ha preso la parola, in qualità di rappresentante del governo, centinaia di militanti di Rifondazione comunista, insieme ai rappresentanti dei sindacati di base Rdb e Cub e a moltissima gente comune, tra cui alcuni parenti delle vittime, hanno girato le spalle e hanno lasciato la piazza. È stata questa la maggiore protesta della manifestazione, espressa nei confronti del ministro per l’Attuazione del programma (ex-segretario della Dc post-Tangentopoli e leader del movimento politico della Dc per le autonomie). Coloro, infatti, che aspettano da 28 anni (!) che venga fatta luce completa anche sui famosi ignoti (mandanti?) in concorso di reato con Fioravanti e Mambro (così recita la sentenza definitiva), non hanno gradito che "uno sconosciuto personaggio incolore che non valeva neanche la pena di fischiare" (come l’Assessore comunale alla Sicurezza Libero Mancuso - ex-magistrato in prima linea nelle inchieste sulle stragi - ha definito il ministro Rotondi, prima delle "scuse" dello stesso Mancuso) si presenti in veste ufficiale sul palco delle commemorazioni con le solite promesse della solita "legge sui risarcimenti ai parenti delle vittime" e "la rimozione di tutti i segreti di Stato".
Ma la protesta non ha risparmiato neppure il sindaco Cofferati, che quando è intervenuto sul palco è stato accompagnato dai fischi di un gruppetto di una decina di persone dell’Assemblea antifascista permanente rimasta sul piazzale a contestare. La scena che si ripete ogni 2 Agosto a ogni commemorazione, insomma, non è stata smentita seppure in forma più contenuta rispetto agli anni passati. Forse, perché ormai pochi si illudono che "gli armadi saranno aperti" per fare piena luce su tutti i colpevoli e mandanti e per fare piena giustizia delle 85 vittime della bomba alla stazione, che è la più grave strage nella storia della Repubblica.
Il motivo più forte della protesta, più ancora della richiesta di verità, sta nella rabbia di coloro che da sempre questa verità chiedono e si sono trovati quest’anno davanti a forze politiche che al contrario di quello che loro chiedono, vorrebbero rimettere in discussione anche le poche verità accertate. "Vogliamo fare conoscere la nostra protesta contro la parte politica che non ha mai accettato le verità delle sentenze definitive contro i terroristi neri Mambro e Fioravanti riconosciuti colpevoli come autori materiali della strage", ci dice con rabbia uno dei militanti, che hanno riposto bandiere e stendardi, e hanno abbandonato la piazza. Così come tutti coloro che se ne sono andati in polemica. A quel punto Rotondi ha concluso il suo intervento in un clima dimesso e in una piazza dimezzata.
2 agosto 2008 - Irpinia news
Rotondi a Bologna replica a Mancuso: "I fischi non mi disturbano"
Bologna - Fischi, polemiche e commozione alla commemorazione delle ottantacinque persone uccise il 2 agosto 1980 nella strage della stazione Bologna. All’arrivo di Gianfranco Rotondi (Ministro ‘supplente’ inviato dal premier Berlusconi a sostituire il guardasigilli a rischio contestazione Angelino Alfano) i cortei si dividono: il primo è il consueto serpentone che parte dal Comune per raggiungere la piazza dove ventotto anni fa morirono 85 persone nella più sanguinosa strage dell'Italia moderna; il secondo si crea, spontaneo, appena inizia a parlare Gianfranco Rotondi. Il piazzale della stazione si svuota quasi per metà e tra chi se ne va c'è anche moltissima gente comune. I primi ad andarsene sono stati i rappresentanti dei sindacati di base Rdb e Cub, dietro lo striscione "Ci vediamo in autunno: sciopero generale". Insieme a loro anche i militanti di Rifondazione Comunista e moltissima gente comune, tra cui alcuni parenti delle vittime. Nel piazzale, a contestare il ministro, è rimasto un gruppetto di una decina di persone dell'Assemblea antifascista permanente, con fischi e grida che non hanno risparmiato nemmeno la parte finale del discorso del sindaco di Bologna, Sergio Cofferati. "Non mi disturbano i fischi", ha commentato dal palco Rotondi. "Sono i soli che mi considerano un ministro", ha aggiunto scherzando, riferendosi a quel passo dell'intervista dell'assessore comunale Libero Mancuso secondo il quale nessuno si sarebbe preso la briga di fischiarlo perchè personalità incolore e sconosciuta. "Anche questa è par condicio", ha continuato Rotondi. "Mi hanno preso sul serio almeno loro. Non trova?", ha scherzato ancora Rotondi con i giornalisti, in merito ai fischi che hanno sottolineato diversi passaggi del suo intervento. "Non è che, siccome uno è al Governo, diventa un' Istituzione. Le Istituzioni - prosegue Rotondi con i cronisti - camminano sulle gambe delle persone e bisogna sempre parlare con il cuore". Prima della commemorazione il ministro aveva assicurato che il governo affiancherà la magistratura per individuare i mandanti della strage di Bologna. "Il governo è impegnato ad affiancare al tavolo tecnico, che dovrà corrispondere alle legittime richieste ancora purtroppo attuali dei parenti delle vittime, un tavolo politico-istituzionale che intende corrispondere esattamente a queste aspettative".