Auguri USB!
23 maggio 2010 - 23 maggio 2011
E’ passato un anno esatto. Il 23 maggio 2010, dopo una lunga fase preparatoria costellata di riunioni, attivi, commissioni, congressi aziendali, discussioni, al cinema Capranica di Roma oltre seicento delegati ed un centinaio di invitati partecipano all’atto di nascita di USB.
Non era affatto scontato che quanto andavamo promuovendo quel giorno avrebbe funzionato, ed invece ha funzionato. La scommessa lanciata oltre un anno prima di dare vita ad una struttura sindacale unitaria, democratica, di massa, conflittuale e di base si è realizzata nonostante non tutti coloro che erano e sono potenzialmente interessati a questo progetto vi abbiano aderito o lo abbiano fatto proprio.
La CUB si è spaccata e una parte decisamente marginale di essa è rimasta ancorata all’immagine di se stessa, la Confederazione Cobas ha scelto l’autorappresentazione e il minoritarismo politico, lo Slai Cobas, assieme a noi nello sciopero generale dell’11 marzo, si è ripetutamente interrogato sul da farsi, producendo numerose spaccature al proprio interno ma non arrivando ad alcuna conclusione, l’OR.S.A. è in piena crisi di organizzazione e non riesce a sciogliere gli importanti nodi politici che la situazione gli propone.
Noi abbiamo cercato, con molta pazienza ed umiltà, di costruire un soggetto nuovo che fosse capace di valorizzare le esperienze di provenienza, di prendere il meglio da ciascuno per cercare di attraversare una fase che si è subito mostrata difficile ed ardua. Precipitazione della crisi economica strutturale che ha aggredito in particolar modo i paesi sviluppati, riforma del sistema contrattuale, affondo di Brunetta sui lavoratori pubblici e sulla rappresentanza nel pubblico impiego, nascita ed affermazione del modello Marchionne nelle fabbriche, smantellamento del contratto nazionale, attacco allo Statuto dei Lavoratori, dilagare della precarietà senza prospettiva, definitivo affermarsi della “complicità” sindacale agli interessi dei padroni e del governo eccetera, eccetera, eccetera.
Abbiamo deciso di stare dentro queste contraddizioni con le nostre forze, senza autoreferenzialità ma con la consapevolezza che fosse giusto affermare un punto di vista di classe e indipendente, che non dimenticasse il passato e sfidasse il futuro. Abbiamo aggredito il “Teorema Fiat” come confederazione, respingendo l’idea che quella fosse questione dei metalmeccanici, abbiamo costruito due proposte di legge di iniziativa popolare sul fisco che mangia i salari e sulla rappresentanza e i diritti democratici nei luoghi di lavoro - che o sono delle lavoratrici e dei lavoratori o non sono – rilanciando il Forum diritti lavoro, abbiamo costruito uno sciopero generale nazionale l’11 marzo cui hanno partecipato centinaia di migliaia di lavoratori, che ha bloccato le città e la produzione in molti luoghi di lavoro pubblici e privati, abbiamo rafforzato l’intervento su e con i migranti, abbiamo dato vita a sperimentazioni importanti sul terreno della confederalità sociale come quelle delle Regione Lazio, di Bologna e di Roma e ci apprestiamo al primo sciopero metropolitano contro il bilancio della giunta Alemanno insieme ai movimenti e a quanto esiste di conflittuale nella metropoli romana, abbiamo razionalizzato e rilanciato i servizi, CAF, Patronato, onlus ecc., abbiamo costruito un portale web che registra un meritato successo, abbiamo cominciato a costruire un intervento internazionale affiliandoci alla Federazione Sindacale Mondiale, insomma abbiamo realizzato molte cose.
Siamo decisamente soddisfatti di questo anno di lavoro e di lotte. Certo c’è molto da fare, bisogna consolidare l’organizzazione per affrontare le nuove sfide che ci aspettano, prima fra tutte quella del nuovo Patto Sociale messo in cantiere da Marcegaglia-Camusso-Bonanni-Angeletti e che come obbiettivo finale ha ancora una volta la subordinazione del lavoro al capitale. C’è da strutturare meglio i territori e le categorie, c’è da riprendere la formazione per far avanzare un gruppo dirigente nuovo e più giovane, c’è, al fondo, la necessità di costruire un’organizzazione adulta, cosciente delle proprie forze e pronta ad affrontare le proprie debolezze, capace di relazionarsi agli altri senza paure e senza volontà egemoni ma con la consapevolezza di aver fatto, finora, quanto era possibile nella direzione della costruzione di un vero sindacato conflittuale e di massa.