Assenze per malattia: l'ennesimo, odioso attacco ai lavoratori ed alle lavoratrici del pubblico impiego
In allegato il volantino
Ci riferiamo alla modifica prevista dal d.l. 101/2013, poi convertito nella legge 125/2013 , che ha introdotto disposizioni restrittive in materia di assenze per malattia dei dipendenti pubblici al fine di “contrastare il fenomeno dell’assenteismo”(?!) nelle Amministrazioni pubbliche.
In particolare la legge ha modificato quanto previsto sulle assenze per visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici, prevedendo espressamente che, nel caso in cui l’assenza per malattia avvenga per le suddette prestazioni mediche, il permesso è giustificato mediante la presentazione di attestazione o trasmissione per posta elettronica, anche in ordine all’orario, rilasciata dal medico o dalla struttura.
Ciò che colpisce è quel cambiamento terminologico da “assenza” in “permesso”, che comporta di fatto il divieto per i lavoratori di poter utilizzare le giornate di malattia per effettuare controlli, terapie, analisi, accertamenti diagnostici... Giornate di malattia che, come tutti ben sappiamo, comportano, da Brunetta in poi, una pesante decurtazione salariale e che sicuramente non vengono utilizzate dai lavoratori e dalle lavoratrici del pubblico impiego per programmare allegre scampagnate fuori porta!
Una modifica che non comporta quindi solo un cambiamento burocratico o la redazione dell’ennesimo modulo - in barba alla sbandierata semplificazione amministrativa (!) - ma un attacco alla tutela del diritto alla salute del lavoratore sancito dall’art. 32 della Costituzione che recita espressamente: “…"la repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività". Il tutto in una condizione oggettiva che vede da un lato un innalzamento progressivo dell’età media dei dipendenti pubblici, e quindi l’inevitabile ampliamento della necessità di sottoporsi ad esami e controlli di natura specialistica e dall’altro un sistema sanitario pubblico che, allungando a dismisura i tempi di attesa a causa delle politiche di smantellamento del servizio pubblico a favore del profitto dei privati, non permette di programmare né quando né dove fare i necessari accertamenti. Ma non era già abbastanza pagare di tasca propria le giornate perse per potersi curare?
A completamento della portata della norma è stata emanata la circolare n. 2/2014 del Dipartimento della funzione pubblica, a firma dell’ex Ministro D’Alia, che interpreta in modo ancora più restrittivo, contraddittorio e capzioso il contenuto della norma stessa.
E’ del tutto evidente che oltre alla scure della spending review che si abbatte sul sistema sanitario nazionale, l’attacco al diritto alla salute - iniziato con l’abolizione della “causa di servizio, della pensione privilegiata per infermità e dell’equo indennizzo”, unitamente alla restrizione della legge 104/1992 - prosegue imperterrito con l’eliminazione dell’ “assenza per malattia” rappresentando un ulteriore passo indietro rispetto alla salvaguardia dei diritti fondamentali dei lavoratori e della loro dignità.
USB P.I. si opporrà con ogni mezzo a questo ennesimo odioso attacco ai diritti dei lavoratori pubblici , sottoponendo già da oggi la questione al Ministro della Funzione Pubblica e ricorrendo, se necessario, anche ad un’azione legale.