Arriva Draghi e si volta pagina
L’incarico che il presidente Mattarella ha conferito a Draghi è il segnale di un vero e proprio cambio di passo. La gestione del Recovery Plan e dell’emergenza sociale che si avvicina impongono di rompere gli indugi e di passare ad un governo fortemente irreggimentato dentro i vincoli ferrei della UE. E Draghi è l’uomo giusto per svolgere queste funzioni.
Non sappiamo se chiamerà agli interni il generale Bava Beccaris (sic!) ma è chiaro che il nuovo esecutivo avrà un mandato molto rigido e dovrà appianare quelle timide contraddizioni con i diktat di Bruxelles che avevano caratterizzato gli ultimi anni. Nel mirino ci sono l’obbligatorietà ad accettare qualsiasi proposta di lavoro, per quanto indecente, per i percettori di reddito di cittadinanza (che sarà ridimensionato), la scomparsa di quota 100 e un nuovo inasprimento del regime pensionistico, la conclusione del periodo di cassa integrazione in forma più o meno selettiva e l’avvio della campagna di licenziamenti di massa.
E soprattutto una gestione dei fondi a favore del sistema delle grandi imprese e completamente (per non dire esclusivamente) funzionale ai piani europei di integrazione subalterna della nostra economia.
Dopo mesi di incertezza e di scontri di palazzo adesso vedremo tutte le forze politiche accodarsi al nuovo regime. I primi ad accorrere saranno il Pd e Berlusconi, ma poi seguiranno docili e mansueti anche grillini e leghisti e buona parte di quello che resta nel Parlamento. Lasceranno fare a Draghi quello che con difficoltà avrebbero dovuto gestire loro. Tutto senza opposizione, con la complicità di Cgil, Cisl e Uil.
In questo scenario non sarà irrilevante il ruolo del conflitto sociale. Ed è su questo versante che USB sarà impegnata per scombinare i piani a lor signori.
Unione Sindacale di Base
Roma 4-2-2021