ARIA DI REGIME, ODORE DI CONFLITTO!
Gli avvenimenti degli ultimi giorni con l’attacco repressivo contro importanti movimenti sociali, l’arresto di attivisti protagonisti delle lotte per il diritto all’abitare a Roma e di esponenti delle lotte dei disoccupati a Napoli testimoniano non solo di un giro di vite sempre più forte nei confronti di chi rivendica la soddisfazione dei bisogni primari, casa e lavoro, ma sottolineano a nostro avviso un mutamento profondo della fase.
Sono eventi da non sottovalutare e non a caso si accompagnano ad altri segnali ben precisi che indicano come il nostro paese si appresta a fare i conti con una devastazione sociale e politica mai conosciuta dal dopoguerra ad oggi.
Cos’altro produrranno infatti i tagli reclamati ancora ieri dall’Unione Europea con la famosa Spending Review, 32 miliardi di spesa sociale in meno, che dovranno cominciare ad essere conteggiati entro metà Aprile nella Legge di Stabilità, ex finanziaria? Privatizzazioni e chiusura delle aziende fornitrici di servizi pubblici in deficit, revisione degli standard di produttività ed efficienza, taglio dei salari mobilità CIG licenziamenti per i dipendenti pubblici e privati.
Cos’altro testimonia la vicenda dell’Elettrolux, con la pretesa del padrone svedese di abbassare i salari dei dipendenti italiani per portare il costo del lavoro al livello di quello polacco se non il feroce riposizionamento dei rapporti di forza tra capitale e lavoro a scapito di quest’ultimo ancora di più di quanto già avvenuto degli ultimi vent’anni. Non penseremo mica che si tratti di un fatto episodico?
Se un metalmeccanico può guadagnare 800/900 euro al mese perché un dipendente pubblico e così via dovrebbe portare a casa uno stipendio più alto?
Programmi ferocemente antipopolari che evidentemente avevano bisogno di un altro Governo che desse più garanzie di Letta per essere attuati.
Cosa rappresenta infatti Renzi se non il tentativo di creare una nuova classe dirigente, abbastanza spregiudicata da governare senza alcuna mediazione e senza doversi confrontare con quelle strutture della rappresentanza organizzata degli interessi sociali (sindacati e confindustria) o politici/istituzionali (partiti e parlamento).
Basta guardare alla sua proposta di Legge Elettorale che si accompagna alla proposta di revisione del Titolo V della Costituzione (poteri e funzioni degli enti locali) e di superamento del bicameralismo con la soppressione del Senato.
Libero da lacci e laccioli nel più puro stile liberale, spacciato per il nuovo che avanza, e che ha trovato rispondenza immediata sul terreno sociale anche in quell’abominio contenuto nel testo unico sulla rappresentanza sindacale firmato il 10 Gennaio scorso da CGIL CISL UIL e Confindustria, che di fatto cerca di eliminare ogni funzione di mediazione/contrattazione, riducendo il ruolo del sindacato a notaio certificatore dell’eliminazione di ogni ostacolo agli interessi dell’azienda.
Si sta costruendo insomma un regime dove non ci sia spazio per conflitti ed opposizione reale, un regime determinato dal fatto che la crisi strutturale del sistema economico non consente più alcun margine di compromesso rispetto al controllo totale dello sfruttamento dei lavoratori, dell’ambiente, ecc.
Naturalmente tutto ciò non può avvenire senza i contraccolpi rappresentati dal conflitto e dalle lotte, cui si risponde con la repressione sempre più agguerrita, o senza convulsioni interne allo stesso padronato, vedi le pesanti accuse tra Della Valle e John Elkan, o ai sindacati di regime come dimostra l’inqualificabile aggressione subita da Giorgio Cremaschi e da altri compagni, a cui va tutta la nostra solidarietà, venerdì a Milano ad opera del servizio d’ordine della Camusso.
In questo difficile e incandescente scenario si inseriscono però anche alcuni aspetti che potrebbero rappresentare delle opportunità da valorizzare. Tra queste sicuramente la fuga sempre più evidente in qualità e quantità dal sindacato collaborativo, soprattutto ma non solo Cgil, di lavoratori e quadri sindacali che non si riconoscono più in queste organizzazioni e approdano in USB e una rinnovata propensione al conflitto sociale che si sta sviluppando lentamente ma progressivamente in molti territori e in aree sempre più vaste di popolazione colpita pesantemente dalla crisi.
Su questi e sul tema più generale dell'opposizione e del conflitto saremo chiamati a misurarci sin dalle prossime settimane.