Ancora "del nuovo" che avanza: la Giunta Renzi cancella pezzi di beni comuni privatizzando ATAF
Il giorno 21 dicembre il Consiglio Comunale della città di Firenze ha approvato con il voto favorevole di PD, Lega, UDC, FLI, parte di IDV e con l’astensione di Cruccolini (SEL o ex SEL) la deliberazione del Sindaco Renzi con la quale si avvia il processo di privatizzazione di ATAF, l’azienda di trasporto pubblico locale.
Con un voto trasversale che si dimentica e si contrappone all’esito del Referendum, con il quale oltre il 95% dei cittadini nella primavera scorsa si pronunciarono contro la privatizzazione dei beni comuni., i soliti politici per percorrere la strada dei loro interessi, dimostrano che il loro unico obbiettivo è quello di smantellare tutto ciò che è pubblico, in nome del profitto.
La Giunta Renzi, “il nuovo che avanza”calpesta ancora una volta i lavoratori, muovendosi per ridurne e comprimerne i diritti e le retribuzioni, e mettendo anche a grave rischio i livelli occupazionali nell’Azienda.
Quanto accaduto oggi deve servire da monito anche per i lavoratori del Comune e di tutte le Aziende partecipate, occorre tenere gli occhi bene aperti su quanto sta accadendo in Palazzo Vecchio e dintorni, ed essere vigili anche sul comportamento dei quei sindacati complici e collaborazionisti con le scelte dell’Amministrazione, perché indipendentemente da chi governa il paese e/o l’ente locale, in gioco è il futuro, il nostro e del lavoro pubblico inteso come bene comune.
Un bene comune che, in nome del risanamento del debito pubblico che loro (i politici) hanno contribuito a generare, tentano oggi attraverso l’unità nazionale di smantellare.
Di fronte a quello che sta accadendo intorno a noi, indignarsi non basta più, occorre invece dare forti risposte, a partire dalla costruzione di un fronte di opposizione sociale che si batta con forza contro lo smantellamento dei servizi pubblici e del welfare e che difenda le condizioni di vita di lavoratori, pensionati, precari e disoccupati dagli attacchi del Governo della BCE.