A urne chiuse
A urne chiuse da poco e ancora immersi nei numeri, per la verità chiari come non mai, viene naturale ripassare nella memoria le iniziative assunte dagli ultimi governi, quelli che hanno accompagnato, assecondandola e strumentalizzandola, la crisi sistemica che dal 2007 sta piegando la resistenza e l'esistenza dei settori popolari ma anche di larghi strati di ceto medio.
Sono proprio queste, a nostro avviso, le motivazioni che hanno portato alla debacle del PD, di Renzi e del suo governo. La caratteristica geografica del voto, le grandi aree metropolitane e in esse le periferie operaie e popolari dicono senza ombra di dubbio che nelle grandi affermazioni di Demagistris a Napoli e dei 5 Stelle a Roma e Torino c' entra molto la rottura di massa con le politiche antipopolari messe in atto dai Governi a guida Centro sinistra su mandato dell'Unione Europea. Prima o poi doveva accadere che le ferite prodotte dal jobs act, dalle politiche anti sociali, dalla distruzione del sistema pensionistico, dall'aggressione continua ai rimasugli di diritti di un tempo che fu, dal degrado urbano e sociale precipitassero in una profonda affermazione di dignità e di rifiuto di quelle politiche passando a vie di fatto e lanciando con forza nazionale la parola d'ordine della cacciata del governo Renzi. Esce sconfitta dalle urne l'idea di un Paese disposto a subire qualsiasi cosa, a cui succhiare speranze e futuro, da relegare al ruolo di subalterni agli interessi del capitale. La Napoli di Demagistris, ma sarebbe meglio dire di tutte quelle forze e di tutti quei soggetti sindacali, sociali e politici, comunque militanti, che hanno permesso quella grande affermazione dice esplicitamente che esiste una potenziale ripresa di parola a tutto campo per continuare di buona lena a invertire la tendenza e prefigurare una città diversa sia sul piano sociale che politico.
Roma e soprattutto Torino dicono bene quanto la natura popolare ed operaia di quelle città abbia messo in campo la voglia di fare i conti, definitivi, con chi le ha portate al degrado, alla miseria, alla disoccupazione di massa e alla marginalità. L'affermazione della discontinuità, non scontata nelle proporzioni e nell'effetto politico, chiede ora di affrontare compiutamente la realizzazione di quelle emergenze ed evidenze che in campagna elettorale hanno fatto crescere la speranza e la voglia e la determinazione di gettare definitivamente a mare i burattini della UE.
Il combinato disposto con un grande e robusto NO alla controriforma Costituzionale, attraverso la presa di parola dei soggetti sociali e politici che hanno contribuito al risultato elettorale dei ballottaggi e l'ambizione ad occupare lo spazio che indubbiamente le elezioni amministrative hanno aperto ci affidano un compito importante e forse decisivo. Impegnare tutte le forze sindacali di classe nello sciopero generale e nella manifestazione nazionale promossa da Eurostop per rivendicare con forza le nostre parole d'ordine e la nostra piattaforma sindacale e sociale ma anche per chiedere, unico fra i sindacati , senza infingimenti la fine del governo Renzi e delle politiche dettate dall'Unione Europea, contribuendo dal reparto del lavoro a dare le risposte alle domande che il voto ha avanzato con chiarezza e determinazione.
Avremo tempo di verificare se e in quale misura chi si è assunto la responsabilità di produrre le rotture di queste ore saprà onorare gli impegni della campagna elettorale. Noi faremo comunque fino in fondo la nostra parte, continuando a mettere al centro, con le lotte sindacali e sociali, i bisogni e le aspettative dei lavoratori e dei ceti popolari.