2016: L'ANNO CHE VERRA'
L'anno appena iniziato porta con se un tale cumulo di deflagranti contraddizioni, sia sul piano nazionale che su quello internazionale, che fanno prevedere una situazione, se possibile, ancor più grave dell'attuale. Conclusi i festeggiamenti di capodanno, se così si possono chiamare, per la condizione di stato di assedio in cui si sono svolti, il volto brutale della realtà si affaccia di nuovo nella nostra vita quotidiana.
La guerra generalizzata ormai regola le relazioni internazionali e diventa sempre più difficile il controllo da parte degli stati e dei poteri che si confrontano sul mercato globale. Venticinque anni di guerra al terrorismo, non hanno portato alcun risultato concreto e al contrario hanno alimentato la tensione internazionale, perché l'obiettivo reale e non dichiarato è utilizzare il terrorismo nello scacchiere internazionale piuttosto che eliminarne le cause.
Tanto è vero che mentre si vive in stato d'assedio contro un impalpabile nemico comune, in nome dell'unità nazionale nei singoli paesi si instaura uno stato di guerra interna che distrugge vita democratica e relazioni sociali.
E allora l'opposizione alla guerra diventa oggi una condizione irrinunciabile per la riconquista delle libertà di associazione, di manifestazione, di opposizione sociale. Dietro la copertura del nemico alle porte continuano massicci i processi di ristrutturazione del modello sociale che abbiamo conosciuto sino ad ora e l'attacco allo stato sociale è ormai strutturale e veicolato come ineluttabile.
Così le pensioni diventano un miraggio per chi lavora e presto anche per chi le ha faticosamente maturate. Lo “scalone” per la pensione delle donne che ne porta l'età pensionabile a più 22 mesi in un sol colpo dimostra tutta la ferocia di un governo di avventurieri e di fedeli esecutori di ordini che arrivano dall'Unione Europea, dalla BCE, dal Fondo Monetario internazionale e dai vari potentati internazionali economici e finanziari.
L'accesso alla sanità è sempre più simile ad una lotteria e i futuri piani di rientro, prima aziendali e poi di presidio, faranno carne da macello delle strutture ancora in vita.
La scuola è sempre più abbandonata a se stessa con l'obiettivo di allontanare dalle aule settori crescenti di popolazione giovanile: proposito questo sostenuto anche dal nuovo messaggio "studiare non serve ".
Il mondo del lavoro subisce lo strapotere delle imprese che ormai hanno mano libera su diritti e garanzie e dopo aver affossato il valore solidaristico del contratto nazionale con la collaborazione di Cgil, Cisl e Uil, tornano all'attacco con il “welfare aziendale” come elemento strutturale della contrattazione decentrata. Un “welfare” che prelude alla definitiva distruzione di quello pubblico introducendo nuove e pesanti privatizzazioni e un modello simile a quello delle mutue di un tempo.
La pubblica amministrazione langue sotto i colpi di controriforme che ne annullano funzioni e servizi sottoponendo i dipendenti pubblici a condizioni salariali e di vita sempre più insopportabili.
Se il lavoro, la pubblica amministrazione, la salute, la scuola e l'intero stato sociale sono saccheggiati e deturpati, non meno colpite sono le istituzioni che vengono modificate strutturalmente per definire, favorire ed accompagnare un potere centrale sempre più autoritario e autoreferenziale, distruggendo non solo quella residua democrazia sostanziale sopravvissuta a decenni di malgoverno e di politiche asservite agli interessi di pochi, ma anche quella democrazia formale disegnata nel dopoguerra e frutto soprattutto della lotta al fascismo.
In questo quadro devastato e devastante le responsabilità di Cgil, Cisl e Uil e dell'intero schieramento sindacale “complice” non sono certo marginali.
Il nostro ruolo, il ruolo di USB, di un sindacato indipendente, conflittuale, che si rivolge all'intera classe lavoratrice, che vive e opera sui posti di lavoro e nei territori, non può essere di pura testimonianza ma deve riaffermare protagonismo sociale e capacità di iniziativa.
Le scelte minoritarie, spesso ottusamente ideologizzate, sono un elemento di debolezza strutturale che impedisce non solo di individuare chiaramente i problemi, ma anche di cogliere le opportunità che la condizione reale ci offre.
Il sindacato di classe si costruisce interpretando le esigenze della classe e dandole ruolo sociale e funzione strategica per un modello di sviluppo alternativo. Questo è quello che stiamo facendo giorno dopo giorno.